Un eco fascista in Nuova Zelanda: cosa non vi hanno raccontato della strage di ieri?

Esteri

Il peggior attentato di un estremista bianco ai danni della comunità Islamica è sparito dalle prime pagine in 24 ore. Neanche il tempo di discuterne. Di analizzarlo. Di spenderci due parole. Si è passati subito a parlare d’altro. Tipo dell’idea che Silvio avrebbe fatto uccidere una delle numerose testimoni contro di lui. Senza una ragione e senza un perché. Tutto è molto banale e molto triste: l’attentatore Neozelandese non rientra in una scatola. Non si può etichettare secondo metodologie standard. Non ha fatto quello che ci si aspettava da lui, non ha detto le frasi solite. E, soprattutto, ha documentato ogni cosa. Non ci sono lati oscuri in cui far crescere complotti. Nemmeno contro un fascista dichiarato.

Tarrant, il terrorista, è un eco fascista. Cos’è un eco fascista? Uno che crede che siamo troppi su questa terra, che stiamo inquinando da morire e che l’attuale ordine mondiale è ingiusto. Verso tutti: non crede che i bianchi dovrebbero dominare sui neri. Ma che alcuni bianchi (ed Ebrei, questa gente se non accusa gli Ebrei sente che la sua vita non ha senso) stanno distruggendo tutto. In particolare, spostando le popolazioni dal sud del mondo (o dal nord nel suo caso) ricollocandole dove vivono i bianchi. Un genocidio al rallentatore.

Per lui, gli Islamici, non sono dei credenti: sono una etnia. Come gli Ebrei per Hitler. Ma con ancora meno logica e senso. E non crede affatto che debbano sparire dalla terra, ma solo vivere nei “loro” paesi. Ovviamente scelti arbitrariamente da lui. Non sto cercando razionalità nei suoi discorsi, solo provando a sentire la sua narrazione. Almeno per sapere chi combattere. Il tizio, ad esempio, era anti imperialista, ambientalista, per un rigido controllo dei mercati. Credeva nella divisione delle etnie, non nella superiorità di una sull’altra. La purezza della razza non era un problema di superuomo, ma di sopravvivenza. Nella sua mente siamo sull’orlo di un disastro globale ecologico e per salvarci bisogna fare qualcosa.

Vi ricorda nulla questo discorso? A me due riferimenti suonano familiari. Sia nelle soluzioni deliranti, che nelle premesse. Tarrant, peraltro, è un clandestino: un Australiano senza permesso di soggiorno. Solo che probabilmente non si considera tale: difficile creda nei confini che non si basino sull’etnia. Che poi è sempre il colore della pelle, probabilmente. In ogni caso, il problema non era l’immigrazione evidentemente. Si può definire razzismo il suo? Io ho un solo dubbio: secondo me lui non vedrebbe nulla di male negli Islamici che uccidono i bianchi in Arabia Saudita. Al massimo, difenderebbe quelli con il suo colore per solidarietà razziale. Ma penserebbe che sono nel posto sbagliato. La superiorità è un di cui, sempre ci creda. L’importante è la divisione.

Tutto questo, come detto, non è facilmente classificabile. I riferimenti storici lo sono anche meno. Siamo di fronte ad una nuova minaccia fondamentalista che unisce ambientalismo, etno nazionalismo e odio puro. Dobbiamo combatterla senza tregua o pietismi, ma prima dobbiamo capirne i presupposti. Le semplificazioni di ieri ed il silenzio di oggi non aiutano certo a trovare armi migliori per respingere questa nuova minaccia, non trovate?

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