Ho denunciato più volte come Sala e il Comune non abbiano una linea sullo stadio e finiscano per farsela dettare dalle 2 società Milan e Inter che a loro volta ondeggiano tra uno stadio in coabitazione e quello di loro proprietà. Ora il Comune sta rinunciando a un simbolo di Milano come San Siro prima di aver studiato se è meglio un restyling dello stadio o una sua totale demolizione e costruzione.
Già durante la discussione avevamo chiesto con un emendamento del collega Pietro Tatarella di evitare la demolizione di San Siro, ma la maggioranza di centro sinistra aveva bocciato l’idea. Ora si susseguono i rumors che vorrebbero le società preferire la demolizione del Meazza dopo aver incassato dal nuovo piano regolatore del Comune la possilibiltà di insediare un grande centro commerciale accanto allo stadio.
Di fronte a questa irresolutezza del Sindaco un gruppo di consiglieri comunali (Tatarella, Amicone e il sottoscritto per Forza Italia, Matteo Forte per Milano Popolare, Abbiati della Lega e Marcora della lista civica) ha costituito un comitato contro la demolizione che si propone di ottenere il vincolo dalla Soprintendenza e, in caso negativo, di chiedere un referendum cittadino.
Chiariamo un punto: siamo consapevoli che per garantire alla città 2 grandi squadre ed eventi all’altezza della vocazione internazionale di Milano ci vuole uno stadio munito di tutti i servizi di uno stadio moderno: ristoranti, musei, spazi commerciali, garage, hotel, multifunzionalità, accessibilità, confort e chi piu ne ha più ne metta.
Non pensiamo però che, per adottare tutte queste soluzioni, sia necessario abbattere totalmente San Siro.
Lo stadio di San Siro è una icona di Milano al pari del Duomo, della Scala e del Castello. Avrà sempre il fascino di un luogo che ha ospitato eventi calcistici, musicali e sociali di valore storico. La sua sagoma, le sue torri, le scale, il tetto, gli anelli cosi vicini al prato, la visibilità perfetta da ogni posizione ne fanno un unicum architettonico che va tutelato come un tratto della identità culturale della nostra città: alzi la mano chi non ricorda con felicità l’esperienza di un pomeriggio o sera a San Siro.
Nella sua storia cominciata nel 1925 ha visto tante trasformazioni e non si vede perché non possa subirne un’altra, mantenendo però la sua identità e il suo fascino storico. Né mancano a Milano le eccellenze architettoniche per tentare questa impresa.
Ora chiederemo l’intervento della Soprintendenza. E’ ben strano che siano vincolati il Vigorelli, l’Ippodromo e un pezzo del Trotto, di proprietà privata e non uno stadio pubblico che esiste da più di 90 anni.
In ogni caso questi problemi nascono perché Beppe Sala ha scelto sullo stadio la politica della cosiddetta “urbanistica contrattata”, molto simile a quella che Virgina Raggi ha tenuto a Roma nella tormentata vicenda dello stadio della Roma. In occasione del PGT Sala avrebbe potuto dettare regole, localizzazioni, e dimensioni del nuovo stadio. Ha preferito dire alle società “inviatemi i progetti che discutiamo” e questi sono i risultati.
Fabrizio De Pasquale ha 60 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che la metropoli produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi abitanti.
E’ come se i cinesi demolissero “Il Nido”. La visita allo Stadio di Pechino é un’escursione quasi obbligata. E ne vanno fieri.
San Siro é nell’immaginario di Milano; e noi che facciamo? Lo buttiamo? No grazie.
Orietta Colacicco
La storia e le icone di Milano interessano poco o nulla al Sindaco Sala.
Sapere che a Milano arrivano turisti da tutto il mondo per portarsi a casa il ricordo di una gita a San Siro non conta.
Soldi solo soldi niente altro.
Vogliamo dirlo a gran voce, tutti insieme, all’amministrazione della città?
Muri Giuseppe