Piazza Mercanti, a due passi dal Duomo, un luogo storico che squaderna eleganza e bellezza e potere. Un luogo dove respirare a fondo l’austera estetica dei palazzi, dei negozi, il fremito del lavoro pressante. Oggi il degrado non è solo periferico, ma anche in questo posto centrale che Sala dovrebbe visitare, almeno per capire se i bivacchi, la sporcizia, si addicono ai suoi depliants patinati per turisti. Ancora immigrati, gli amati immigrati con il seguito di rifiuti abbandonati, di musica ad alto volume. Ma quando mai rispetteranno le nostre regole di convivenza, sotto l’occhio tollerante di Sala’. Osserva Libero «Si riuniscono intorno alle tre del pomeriggio», raccontano residenti e commercianti della zona, «e incominciano a bivaccare». C’è chi si siede sui tavolini del fastfood che si affaccia sullo spiazzo. Chi gioca a palla. Chi accende la musica alta. Chi si cimenta in spericolate gare di bici. Chi si prende a botte (non si capisce se per scherzo o per davvero). E tutti si accampano nella zona, lanciando i rifiuti per terra. Mentre quelli che abitano e che lavorano in zona spalancano le braccia per disperazione. Hanno persino paura ad intervenire per le minacce che hanno ricevuto nel tempo. «Un paio di anni fa», spiegano, «un ristorante che si affacciava sulla piazza ha chiuso e si è trasferito. Gli stranieri urinavano accanto ai suoi vasi e ai tavolini». Un inferno di degrado a cui nessuno mette la parola fine.
Osserva Lambrate informata “Piazza Mercanti è il cuore dell’antico e valoroso Comune, sorto negli anni più gloriosi della città; qui ebbero sede le magistrature milanesi; da qui i consoli, eletti dalle assemblee dei cittadini, esercitavano i loro poteri.Con la Loggia degli Osii a sinistra in fondo alla piazza si trova Casa Panigarola, decorata in cotto e intonaco bianco, con finestre e arcate ogivali e sede dell’omonima famiglia di notai che si tramandò fino al XVIII secolo il compito di registrare gli atti pubblici della città. Pochi sanno che il pavimento della piccola loggia aperta a piano terra è rivestito da un pregevolissimo mosaico di data incerta, che rappresenta un gigantesco biscione, con il corpo avvolto in spire e riprodotto in rilievo, che pare quasi voler emergere dal cuore della città a eternare e rivendicare l’antica e mai domata forza e fierezza.” Per dire che al disinteresse e all’ideologia non c’è mai un po’ di autocritica.