Un’opera incompiuta di Leonardo viene nascosta ai Milanesi

Cultura e spettacolo
Foto di Domenico Pepe

Il progetto mai realizzato di una scultura equestre in onore di Francesco Sforza, che Ludovico il Moro aveva commissionato a Leonardo da Vinci, è stato portato a termine negli anni Novanta da Nina Akamu. Nina, scultrice newyorkese di origine giapponese, si è ispirata ad alcuni disegni di Leonardo, ma non si sa con certezza se uno di essi appartenesse al cavallo che l’artista intendesse realizzare. Fatto sta che il magnifico cavallo, che esprime i moti interiori come solo Leonardo sapeva attribuire sia a uomini sia ad animali, dopo essere stato realizzato fu generosamente regalato alla città di Milano. Peccato però che i milanesi non riescano a vederlo! Si è deciso infatti di collocarlo all’ingresso dell’Ippodromo di San Siro, una zona periferica di Milano.  Quanti sono i milanesi che mettono piede nell’Ippodromo di San Siro? Pochissimi. E i turisti ancora meno. Eppure, per donare a Milano una tale opera d’arte, è stata scomodata mezza America. L’idea, infatti, non è venuta a Nina Akamu; ma a Charles Dent, ex pilota e collezionista d’arte. Nel 1977 Dent lesse un articolo sul progetto incompiuto di Leonardo sul National Geographic  e diede vita alla Leonardo da Vinci’s Horse Foundation (Ldvhf). Grazie a una raccolta fondi di 2,5 milioni di dollari, la Fondazione intraprese l’opera. Purtroppo Charles Dent non fece in tempo a vedere l’opera finita perché morì nel dicembre del 1994.

Il progetto proseguì grazie a Frederik Meijer, proprietario di una catena di supermercati del Michigan. Egli donò i fondi necessari per terminare l’opera: altri 3,5 milioni di dollari. Tuttavia pose una condizione: le sculture dovevano essere due perché una la voleva per sé. Il lavoro complessivo costò più di 6 milioni di dollari, ma il grande Parco delle sculture di Frederik MeijerGrand Rapids, ebbe il suo cavallo. Laltra scultura fu donata alla città di Milano a condizione che venisse esposta in una località sicura: ma sicura da cosa? Essendo in bronzo, non avrebbe certo potuto fare la fine del modello in creta di Leonardo (vedi articolo “Il cavallo che fece perdere la pazienza al duca di Milano”). Tra i vari siti proposti, la Fondazione scelse l’Ippodromo SNAI San Siro di proprietà di Snaitech S.p.A. Il grande cavallo giunse a Milano nell’autunno del 1999 diviso in sette parti. Fu montato, presentato con un’inaugurazione solenne, applaudito, dimenticato.

Foto di Domenico Pepe

Fu così che se il primo generoso filantropo non vide la scultura, neppure la maggior parte dei milanesi che la ricevettero in dono riuscirà mai a vederla. Eppure, si tratta di un colosso di 15 tonnellate. Con i suoi m. 7,20 di altezza e m. 8 di lunghezza, è l’equivalente di un palazzo di tre piani: un cavallo di tale stazza, non passa inosservato neppure a volerlo. Per nasconderlo hanno dovuto infatti porlo lontano dai tragitti che sono soliti percorrere i milanesi. Se lo sapesse Leonardo! Quella del cavallo sembra una storia maledetta. Prima non si poteva realizzare; poi il modello preparatorio fu distrutto; ora che è stato realizzato, è come se non lo fosse: il monumento che avrebbe dovuto oscurare tutti gli altri non viene dovutamente mostrato. Quando la scultura equestre giunse a Milano, il Sindaco e l’Assessore alla Cultura rispettarono la volontà della Fondazione, ma non rispettarono l’opera di Nina Akamu né il genio di Leonardo. Anche gli americani rimasero amareggiati per tale collocazione fuori dai percorsi turistici tipici della città. La cosa peggiore è che la scultura non viene neppure menzionata nel programma culturale. Il cavallo era il regalo degli americani a Milano per l’arte e la bellezza che Leonardo ha dato al mondo; ma per vederlo bisogna trovarlo, e trovarlo non è facile. Ci si domanda se la Fondazione che l’ha voluto, pagato e consegnato ai milanesi, sapesse quanto poco frequentato fosse l’Ippodromo.

Perché un gesto così irrispettoso verso la generosità degli americani? Nel 1883, quando i Francesi fecero dono della Statua della Libertà a New York, per simboleggiare l’affinità di valori tra Francia e Stati Uniti, gli Americani la collocarono al centro della Baia di Manhattan sul fiume Hudson per salutare le navi che giungevano dal vecchio mondo. Oggi è divenuta il simbolo stesso dell’America. I francesi sì che li avevano spesi bene i propri soldi. Molte voci si sono levate per collocare il monumento di Nina Akamu in un luogo più appropriato; ma nonostante le proteste, il monumento resta presso l’Ippodromo. E pensare che dal 2001 è divenuto simbolo dei MIFF Awards, festival del cinema internazionale di Milano! Diversa sorte per fortuna è toccata al gemello americano del cavallo di Nina Akamu, conosciuto come Grand Horse. Collocato nel Parco delle sculture di Grand Rapids nel Michigan, attrae ogni anno più di mezzo milione di visitatori. Il cavallo realizzato in onore di Leonardo era un’occasione di riscatto per la periferia ovest di Milano, ma non l’ha saputa cogliere. Peccato. Speriamo che, com’è capitato per altre opere del grande genio, gli italiani non si lascino portare via il cavallo dai francesi, grandi estimatori di Leonardo.

Michela Pugliese

Tratto dal libro “Leonardo da Vinci, l’uomo al di là del genio”

https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/477465/leonardo-da-vinci-luomo-al-di-la-del-mito/

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