Un dualismo estremo, nell’uomo, impulsi buoni e perfidi, azioni eroiche e bestiali. Raccontano un uomo nell’abisso della violenza e l’amicizia disinteressata. E quel volere nobilitare sempre i gesti, giustificarli è un esercizio di buona volontà, di analisi di una realtà problematica, ma la luce solidale ci fa sentire orgogliosi.
Convivono entrambi le pulsioni perché la cronaca ci narra che si può uccidere sgozzando un ragazzo perché sorrideva, ma come contralto un dodicenne porta a scuola sulle spalle un amico disabile. L’orrore dell’’omicidio improvviso di un marocchino che colpisce un coetaneo perche passeggia succede a Torino. “Si è presentato in Questura. Said Mechaout, 27 anni, marocchino con cittadinanza italiana e ha spiegato i motivi del suo gesto: “Sono io l’assassino di Stefano Leo. Sono venuto qui per costituirmi. Mi sentivo braccato dai carabinieri. Non volevo commettere altri guai. Ho scelto, tra tutte le persone che passavano, di uccidere questo giovane perché si presentava con un’aria felice. E io ho scelto di uccidere la sua felicità”. (Il Giornale) Voleva spegnere quella scintilla di vita con una brutalità vendicativa che sconcerta, ma anche questo è un uomo. E là, in Cina, ma potrebbe vivere nella porta accanto, un dodicenne ogni giorno, da sei anni, va a scuola portandosi sulle spalle il suo migliore amico, disabile dalla nascita. Per loro l’amicizia ha saldato la vita, i gesti, quell’andare insieme per vivere le stesse esperienze e crescere con le stesse dimensioni. La semplicità con cui XuBingyang persevera nel suo aiuto quotidiano è la scintilla di un cuore generoso “Io peso più di 40 kg, mentre Zhang pesa solo 25. Per me è facile trasportarlo. Sono più grosso di lui, se non lo avessi aiutato io, non lo avrebbe fatto nessuno”, le sue parole riportate dal Sichuan Online. E Zhang, affetto dalla patologia di Miastenia gravis, ringrazia: “Xu è il mio migliore amico. Ogni giorno studia, parla e gioca con me.”
Perché questa è amicizia vera, condivisione. Anche i due amici cinesi sono uomini.