L’orrore della cronaca diventa una puntuale narrazione: parole essenziali, fatti consequenziali perché la realtà supera il normale senso del possibile. Il pianto di una bambina di tre anni, violata, offesa, ferita. Piangeva, perchè la forza di quell’uomo nero era diventato un incubo per la sua fragilità. Un uomo nero che sembrava un amico, che aveva già visto, che si era trasformato in un aguzzino. E il disgusto per l’atrocità di quel nigeriano venuto da lontano, che portava in sé la bestia della pedofilia, e viveva senza alcun diritto in una comunità che gli aveva dato fiducia. Clandestino, 22 anni, violento, irrazionalmente pronto a far valere la sua forza, ubriaco, incapace di capire che il paese ospite ha le sue regole, figlio di un istinto animale. Sono arrivati in tanti, sono arrivati illusi, sono arrivati e molti oggi non trovano il perché. E il perché diventa violenza e rancore. Non ci sono giustificazioni: la vittima ricorderà quell’uomo nero e l’incubo di un sopruso. Per la cronaca Ansa precisa “L’uomo, ora in carcere, è un amico del cugino del padre della bambina e avrebbe trascorso dei momenti da solo con la piccola.
Gli esiti degli accertamenti effettuati al Pronto Soccorso pediatrico degli Spedali Civili di Brescia hanno confermato la violenza subìta dalla bambina. Il fermo del 22enne è stato convalidato ed è stata disposta la custodia cautelare in carcere”
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano