Ditelo alla Boldrini. Chiedetele come si vive accanto ai Rom. E spieghi quali siano le parole e le azioni per rendere malleabile e rispettosa delle regole un’etnia che prospera indisturbata con un modo d’essere che fa a pugni con la convivenza. Dallo scranno di Montecitorio non sentono gli schiamazzi, la musica ad altissimo volume, il caos che produce un gruppo di Rom ogni notte. Un lettore di Panorama che abita in via Negrotto a Milano, dopo 5 anni di notti insonni, dopo notifiche a Sala e alla polizia locale rimaste inevase, descrive esasperato la situazione. Con garbo, ma con lucidità. La risposta è in sintesi il perché dell’inerzia a Milano “…Perché alla fine la verità è che ai rom viene concesso quello che ad un milanese normale non lo sarebbe mai. Regole diverse: severi con alcuni, tolleranti con altri. E questo, caro sindaco, si chiama razzismo”
E che il concetto di razzismo sia comprensibile a Sala e Boldrini come discriminazione dei milanesi, privilegiando i rom, ho qualche dubbio. Ma una passeggiata farebbe bene. Magari in via Chiesa Rossa: un orizzonte di discariche, rifiuti a creare il “decoro”, bambini che non conoscono la scuola, tende griffate su uno spazio del Comune, che neppure si chiede perché in quelle villette regolari nessuno paga le bollette, racconta il Giornale. E, se volete, cara Boldrini, caro Sala c’è anche un ristorante a prezzo modico: 10 euro.
Non si garantisce l’origine del cibo perché non è controllata.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano
Conosco perfettamente il problema perché abito in Negrotto. Conosco le notti insonni per le loro feste con il volume così alto da far tremare i muri, l’aria irrespirabile dalla plastica che bruciano per recuperare il rame. Conosco soprattutto le risposte delle Forze dell’Ordine: “ma lei proprio lì doveva andare a vivere?”.