Un 25 Aprile svilito: no alla memoria condivisa, sì all’apertura della campagna elettorale europea del PD

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Nicola Zingaretti, neo segretario del Pd userà il palcoscenico della festa nazionale del 25 Aprile per aprire, anche se non apertamente, la campagna elettorale per le Europee. Milano caput mundi, «modello per l’Europa» recita addirittura lo slogan per le europee scelto dal Pd, e Milano laboratorio politico. Non è un caso che Zingaretti «cavalchi» Milano simbolo dell’apertura al mondo, spiega la segretaria metropolitana del Pd Silvia Roggiani, tanto da averla scelta per altre due tappe della campagna per le europee in maggio. Così Milano, città medaglia d’oro della Resistenza, oltre a essere capitale economica d’Italia e un tempo anche capitale morale, ora si trova investita anche del ruolo di capitale politica del paese.

Commenta amaramente Arturo Diaconale “E così l’ultima palata di discredito su una data che dovrebbe essere il simbolo di una storia condivisa, ma che rimane l’esempio dell’impossibilità di uniformare e omologare le memorie, è stata gettata trasformando un anniversario in un pretesto elettoralistico.Per la verità dall’inizio degli anni Sessanta in poi, cioè dall’avvento del centrosinistra e della creazione di una vulgata resistenziale ben presto trasformata in verità di regime, la data del 25 aprile è sempre stata una occasione di strumentalizzazione e di propaganda politica. Le infinite facce della sinistra hanno sempre sfruttato quella vulgata per riproporsi all’opinione pubblica come le sole componenti di quella aristocrazia repubblicana legittimata a guidare il Paese approdato alla democrazia grazie alla Resistenza. Da parte loro, gli eredi degli sconfitti della Seconda guerra mondiale non hanno mai mancato di sfruttare la marea retorica sollevata dalle sinistre per risvegliare le memorie nascoste di una guerra civile interminabile e per giustificare e legittimare la loro presenza nel panorama politico del Paese. A cercare di rompere questa spirale fu lo stesso Berlusconi dopo la tragedia del terremoto abruzzese del 2009 con il discorso pronunciato di fronte alle rovine di Onna in cui tentò di trasformare la data della divisione in una data di unificazione delle storie e delle coscienze. Sappiamo tutti, però, come il tentativo del Cavaliere naufragò sotto i colpi di nuove e più feroci strumentalizzazioni. Mai come ora, però, la speculazione elettoralistica ha svuotato di qualsiasi significato il 25 aprile presentando agli occhi immemori delle nuove generazioni un anniversario che non ha altro significato oltre il pretesto per la campagna elettorale. Con Luigi Di Maio che trasforma la Resistenza nello strumento per rubare voti ad un Partito Democratico in disarmo e con Matteo Salvini che compie una operazione analoga per tenere stretti i voti succhiati al fronte moderato del vecchio centrodestra.

In questo modo la memoria non solo non è condivisa ma è anche e soprattutto svilita. Ed un paese, la cui identità è sempre stata formata dalle passioni e dalle memorie diverse, perde il fattore fondante del proprio futuro.

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