Caro direttore, siamo alla vigilia del 25 aprile, Festa della nostra libertà e della nostra democrazia. Sono passati esattamente dieci anni da quando celebrai da presidente del Consiglio questa ricorrenza nella cittadina abruzzese di Onna, ferita due volte, dalla violenza della rappresaglia nazista nel 1944 e dal terremoto di poche settimane prima. In quella occasione, espressi l’augurio che la stagione dell’odio fra italiani fosse definitivamente superata e non si riproponesse mai più.
Dieci anni dopo, quell’augurio è al tempo stesso più importante che mai ma anche lontano dall’essere realizzato. Una nuova stagione di odio, di risse, di egoismi, a volte alimentata persino anche da chi ci governa, pone in grave pericolo l’Italia proprio nel momento in cui siamo più deboli e mentre ci giochiamo il nostro ruolo in Europa e nel mondo per gli anni a venire, e con esso il benessere e la libertà delle generazioni future. La nostra libertà è ancora a rischio, messa a repentaglio da nemici nuovi, diversi, che recano anch’essi i segni di nuovi possibili totalitarismi. Oggi i pericoli vengono dal terrorismo di matrice religiosa, dalla follia che abbiamo visto in Sri Lanka, ma che — purtroppo — si era manifestata anche da noi, in Europa. Le minacce si distinguono dal preoccupante disegno egemonico della Cina: una sfida, quella cinese, che non muove soltanto dagli interessi economici, ma che si estende fino a mettere in discussione il sistema di valori della democrazia occidentale. Per questo oggi, in un ruolo e in un contesto completamente diversi, rinnovo quell’appello, da italiano e da europeo.
Lettera al Corriere datata 24 maggio 2019 di Silvio Berlusconi
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