I progressi conseguiti a livello di UE in materia di salute e sicurezza sul lavoro nel corso degli ultimi 25 anni sono attribuibili essenzialmente agli atti legislativi e alle azioni strategiche globali adottati e attuati dall’Unione, dagli Stati membri e dalle parti interessate, come le parti sociali.
La maggior parte delle iniziative legislative e non legislative previste dalla strategia dell’UE per il periodo 2007-2012 in materia di salute e sicurezza sul lavoro è stata attuata. La strategia dell’UE in materia di salute e sicurezza sul lavoro ha fornito un quadro comune per il coordinamento e una prospettiva comune. 27 Stati membri possiedono adesso una strategia nazionale in materia di SSL, adattata al contesto nazionale e ai settori chiave prioritari.
Nonostante la riduzione significativa del numero degli infortuni e i progressi ottenuti nel campo della prevenzione, la salute e la sicurezza sul lavoro nell’UE necessitano di ulteriori miglioramenti. Proviamo a fare il punto della situazione:
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ogni anno più di 4000 di persone muoiono a causa di incidenti sul lavoro e più di tre milioni di lavoratori sono vittima di gravi incidenti sul lavoro cui fa seguito un periodo di assenza dal lavoro superiore a tre giorni;
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Il 24,2% dei lavoratori ritiene che la propria salute e la propria sicurezza siano a rischio a causa del lavoro che svolge, mentre il 25% ha dichiarato che il lavoro ha un effetto essenzialmente negativo sulla propria salute;
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oltre alle sofferenze umane, gli alti costi connessi alle assenze per malattie legate al lavoro sono inaccettabili;
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anche i costi per la sicurezza sociale dovuti a malattie o infortuni sono troppo elevati.
Quali allora le sfide principali?
Prima sfida: migliorare l’attuazione delle disposizioni di legge da parte degli Stati membri, in particolare rafforzando la capacità delle microimprese e delle piccole imprese di mettere in atto misure di prevenzione dei rischi efficaci ed efficienti
I responsabili delle politiche dovrebbero considerare le particolari circostanze e limitazioni che si trovano ad affrontare le microimprese e le piccole imprese quando stabiliscono e attuano misure regolamentari in materia di SSL e tenere conto del fatto che gli obblighi derivanti dalla legislazione in materia di SSL non possono essere ottemperati allo stesso modo dalle grandi imprese e dalle piccole imprese e non hanno per esse, in proporzione, lo stesso costo.
Per tenere conto della situazione delle microimprese e delle piccole imprese è necessario ricorrere a soluzioni più semplici e più efficienti, che permettano di garantire una protezione efficace della salute e della sicurezza dei lavoratori in tutti i luoghi di lavoro, indipendentemente dalle dimensioni dell’impresa. Ciò impone di semplificare la legislazione ove opportuno e di fornire orientamenti e un sostegno su misura alle microimprese e alle piccole imprese per agevolarne la valutazione dei rischi.
Seconda sfida: migliorare la prevenzione delle malattie legate al lavoro affrontando i rischi attuali, nuovi ed emergenti
Le malattie professionali, comprese quelle provocate o aggravate dalle cattive condizioni di lavoro, pesano molto sui lavoratori, sulle imprese e sui sistemi di sicurezza sociale.
Si stima che una percentuale compresa fra il 4% e l’8,5% di tutti i casi di cancro sia attribuibile all’esposizione sul luogo di lavoro. I decessi connessi alle sostanze chimiche hanno rappresentato quasi la metà di tutti i decessi correlati all’attività lavorativa. Sono stati compiuti sforzi notevoli per prevenire le malattie professionali e i rischi nuovi o emergenti. Sono state promulgate leggi dell’UE per regolamentare le sostanze chimiche, con l’obiettivo di garantire un alto livello di protezione della salute umana e dell’ambiente (REACH e CLP) e di limitare l’esposizione ai campi elettromagnetici. Parallelamente sono state adottate iniziative di carattere non legislativo, come la diffusione di informazioni, lo scambio di buone pratiche e il lancio di campagne semestrali paneuropee di sensibilizzazione da parte dell’agenzia EU OSHA. Data la gravità della sfida, è necessario continuare a dedicare un’attenzione particolare alle patologie causate dall’amianto, al cancro, alle malattie polmonari, alle malattie della pelle, all’asma e ad altre patologie croniche.
Molte nuove tecnologie e innovazioni in materia di organizzazione del lavoro hanno considerevolmente migliorato il benessere sul lavoro e le condizioni di lavoro. Per prevenire in modo efficace le malattie legate al lavoro, tuttavia, occorre prevedere i potenziali effetti negativi delle nuove tecnologie sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori. Dall’applicazione industriale di nuove tecnologie derivano nuovi prodotti e nuovi processi, che devono essere sufficientemente esaminati e controllati in modo da accertarsi che siano sicuri e che non comportino rischi rilevanti per i consumatori e per i lavoratori. Ne sono un esempio i nanomateriali, i quali possono possedere proprietà uniche che possono richiedere nuovi metodi di verifica della tossicità e nuovi strumenti di previsione dei rischi a partire dalla fase di sviluppo del prodotto, affinché siano presi nella dovuta considerazione gli aspetti relativi alla sicurezza. Occorre inoltre considerare anche altri rischi emergenti, connessi con lo sviluppo delle biotecnologie e delle tecnologie verdi.
I cambiamenti nell’organizzazione del lavoro determinati dallo sviluppo delle tecnologie dell’informazione, in particolare la possibilità di essere costantemente connessi, aprono enormi possibilità per processi di lavoro flessibili e interattivi. Aumenta anche la diversità nella forza lavoro, che si riflette in nuove modalità di lavoro e in nuovi accordi contrattuali atipici, così come aumenta la fluttuazione, dovuta alla maggiore brevità della durata dei contratti, in particolare per i lavoratori giovani. Secondo una recente indagine Eurobarometro, tuttavia, i lavoratori considerano lo stress uno dei principali rischi connessi al lavoro (53%), seguito dai rischi ergonomici (movimenti ripetitivi o posizioni stancanti o dolorose, 28%) e dal sollevare, trasportare o muovere pesi quotidianamente (24%). Si dovrebbe dedicare un’attenzione particolare alle conseguenze dei cambiamenti dell’organizzazione del lavoro sotto gli aspetti fisici e psichici. In particolare, le donne possono andare incontro a rischi peculiari, come patologie muscoloscheletriche o determinati tipi di cancro, a causa della natura di alcuni lavori svolti in maggioranza da personale di sesso femminile.
Terza sfida: far fronte al cambiamento demografico
La popolazione dell’UE sta invecchiando: il numero delle persone di età pari o superiore a 60 anni nell’UE aumenta di oltre due milioni di unità all’anno. E invecchia anche la popolazione attiva, la cui quota di lavoratori anziani è in crescita rispetto a quella dei lavoratori giovani. In base alle proiezioni Eurostat sulla popolazione (Europop 2010), nell’UE-27 si prevede un aumento della popolazione attiva di età compresa tra i 55 e i 64 anni pari a circa il 16% tra il 2010 e il 2030. Nel Libro bianco della Commissione relativo alle pensioni si chiede l’allungamento della vita lavorativa al fine di mantenere i sistemi pensionistici adeguati e sostenibili. Ciò richiederà adeguate condizioni di lavoro. Buona salute e sicurezza dei lavoratori sono indispensabili per una vita lavorativa sostenibile e per un invecchiamento attivo e in salute, in particolare alla luce dell’incremento dell’età media della popolazione attiva e dell’allungamento della vita lavorativa. Occorre pertanto garantire alla forza lavoro, che è sempre più diversificata, un ambiente sano e sicuro per tutta la durata della vita lavorativa. Per conseguire questo obiettivo è essenziale promuovere una cultura della prevenzione. Il conseguimento dell’allungamento della vita lavorativa dipende in larga misura da un adeguamento opportuno dei luoghi di lavoro e dell’organizzazione del lavoro, compresi l’orario di lavoro, l’accessibilità del luogo di lavoro e gli interventi sul luogo di lavoro studiati appositamente per i lavoratori anziani. Andrebbe inoltre migliorata l’occupabilità dei lavoratori lungo l’intero arco della vita, al fine di tenere conto dell’evoluzione delle loro capacità dovuta all’invecchiamento. Esistono prodotti e servizi TIC innovativi (ad esempio la domotica applicata al lavoro) che offrono un’ampia gamma di opzioni per il miglioramento dell’occupabilità. Occorrono inoltre misure per la reintegrazione e la riqualificazione che consentano il rapido ritorno al lavoro dopo un incidente o una malattia, per evitare l’esclusione permanente dei lavoratori dal mercato del lavoro.
IL MIO IMPEGNO
In Regione Lombardia è già attivo per l’attuazione di azioni utili a far fronte alle sfide richiamate. Nello specifico, ritengo che grande valore strategico abbia il dialogo sociale per la piena concretizzazione del Sistema Integrato della Prevenzione, sistema composto da Enti e Parti Sociali dove tutti si riconoscono con pari dignità e ruolo attivo di assistenza e controllo verso le Imprese.
Il dialogo sociale è essenziale per porre la persona e l’impresa al centro del dibattito, anche tecnico-scientifico, puntando al corretto bilanciamento tra azioni di empowerment (rendere il soggetto capace di) ed enforcement (controllo) verso un incremento di due specifiche risorse: capabily (capacità) e willing (volontà).
Inoltre, il mio impegno lavorativo è fortemente orientato a favorire l’integrazione delle azioni di prevenzione nei luoghi di lavoro per la creazione di alleanze, sinergie con altri settori strategici:
Solo tale approccio, che potremmo definire olistico “Prevention in all policies”, seriamente perseguito, può determinare, nel tempo, il miglioramento delle condizioni di salute globale delle persone negli ambienti di lavoro e generare un impatto positivo in termini di Sanità Pubblica.
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