Hanno sulla pelle l’arroganza e il disprezzo, hanno trovato la dimensione della violenza per fare valere i loro diritti, sono i moltissimi extracomunitari spesso clandestini che esigono lavori facili e soldi subito. Costituiscono la folla che spadroneggia a Milano con iniziative di abusivismo e spaccio. E se Milano è irriconoscibile, non importa dove, ma in tutte le zone, è lecito ringraziare quell’accoglienza che promette, ma non dà e lascia al suo destino chi cerca in qualche modo di sopravvivere. Non si sa a quale “ufficio di collocamento” vadano i nuovi arrivati, ma imparano subito a spacciare, vendere abusivamente, occupare case. E bisognerebbe anche chiedersi chi siano i fornitori della droga che viene poi venduta al dettaglio. Ormai tutta Milano è una zona calda, ma questa Giunta pare accettare come male minore l’illegalità diffusa. Sì, certo Maciachini, via Padova, Stazione Centrale, i Navigli, Corvetto ma anche la “movida” di corso Como sono oramai diventati luoghi dove reperire stupefacenti è facilissimo, non cè neppure la preoccupazione di chiedere, perché viene offerta. Al boschetto di Rogoredo qualcuno muore per overdose ed è un evento che fa riflettere sulla vastità dei tossicodipendenti e sulla qualità della “Merce”. Ma il commercio è così sfacciato e diffuso che la droga viene offerta anche agli agenti in borghese, che la reazione è di parolacce e pugni, che la sicurezza di essere liberi a breve, diventa insulto e resistenza. Non so quando Milano potrà rialzare la testa e mostrare la sua pulizia, la sua coerenza. Ma di chi, oggi, la responsabilità di tanto degrado?
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano