Rubare i ricordi, le emozioni, l’oggetto che testimonia un pezzo di vita, assume una valenza di criminalità impensabile secondo il buon senso, il buon cuore. Ma i furti nei cimiteri sono continui e reiterati. Si parte dal furto dei fiori, al furto di oggetti spesso di poco valore commerciale, ma di enorme valore affettivo. E asportano statue monumenti, tasselli incisi e ci si chiede dove e quando siano i controlli. Si ruba quasi sempre per profitto, incuranti del simbolo, della voce che ogni oggetto esprime. Scrive costernato un lettore del Corriere “Ecco ciò che ho scoperto al Cimitero Maggiore: nel riparto cinerario 210 riposano le ceneri dei miei cari. Ho trovato spaccate le due lapidi funerarie dei miei zii (marito e moglie), deceduti da oltre un trentennio. Dopo una prima e approssimativa analisi con gli addetti dell’ufficio cimiteriale, abbiamo ipotizzato un atto vandalico assolutamente gratuito, Invece no! Successivamente con l’ausilio di una persona esperta, titolare di agenzia funebre, abbiamo potuto constatare che la rottura è avvenuta in conseguenza al furto di due mosaici inseriti in entrambi i marmi ad abbellimento e decoro degli stessi. L’esperto ci ha detto che certi mosaici fatti anni or sono hanno un discreto valore, ma parliamo sempre di poca cosa (la direzione cimiteriale si è resa disponibile a fornirmi due nuovi quadrati di marmo che utilizzerò per far effettuare le nuove incisioni). Di fronte a questa scoperta sono rimasto di marmo anch’io. Non ci sono parole per apostrofare gli autori di un simile gesto.”
Un piano di stretta sorveglianza e di assidui controlli per ora non rientra nelle prospettive di Sala.