Il silenzio del fascismo e dell’antifascismo. Il profumo di cose italiane, cucinate con le mani ruvide di terra, il sudore della volontà e il calore di quello stare insieme, di ridere insieme, di vivere la vita. Chi se ne è andato e ci strappava il cuore, è andato avanti ad aspettare.
I sofismi di un pensiero malato, non hanno casa, non dividono un popolo con gli stessi ricordi, la preghiera alla sera, un orizzonte di stelle. Nessuno ha osato distinguere, chiedere una patente, inveire: gli alpini sono italiani. Uniti. E non per ripetere un discorso politico, ma per ribadire un’eredità che rafforza l’identità nella banalità della diversità. Con una finalità precisa che va dalla solidarietà sempre e comunque, alla lotta per la Patria. E fanno ridere le tante, tantissime parole sprecate al Salone del Libro, e quel emarginarsi volontariamente per non essere confusi. Il trionfo di un pensiero unico gridato nelle piazze, rivendicando “una purezza” che è diventata noiosa e pretestuosa. E soffia un antagonismo e un odio che non sfibra mai quel pensiero uniforme che si esalta. Non definiamo chi si sente semplicemente italiano e si riconosce nella bandiera che unifica e nobilita.
Gianfranco Paglia, del 186esimo reggimento paracadutisti Folgore, rimasto inchiodato a una carrozzina e medaglia d’oro al valor militare, scrive su Facebook: “Non entro nel merito del colore politico di appartenenza perchè non mi interessa. Nè entro nelle polemiche politiche che da giorni leggiamo su tutta la stampa, perchè non mi compete. Ma, c’è un ma e come appartenente delle Forze armate sento la necessità di intervenire e rinnegare da cittadino italiano il gesto del Sindaco Gori”. Per quel giuramento prestato, molti uomini e donne hanno sacrificato la Vita rientrando in Patria avvolti dal Tricolore. Per quel giuramento, uomini e donne ogni giorno garantiscono la sicurezza e difendono il nostro Paese. Per quel giuramento molti continuano ad indossare orgogliosi l’Uniforme pur avendo subito invalidità permanenti. Quella Bandiera merita rispetto per ciò che rappresenta. È la nostra identità, la nostra storia. Va baciata, non offesa, non la si usa (come ha fatto Gori) per lucidare una targa!“.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano