Salini (FI) “No alla politica del reddito di cittadinanza, no al salario minimo, non sono queste le strategie per la crescita”

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Da un’analisi dei dati Istat emerge che il patrimonio degli italiani è tra i più alti a livello mondiale, eppure lo spettro della crisi non è ancora lontano. Secondo l’ europarlamentare Massimiliano Salini, la causa della disparità tra reddito e patrimonio è da ricercare non tanto nella mancata armonia fiscale europea, che pure esiste, quanto piuttosto nel sistema di blocco che contribuisce a generare assenza di crescita: “Abbiamo i bancari che diventano badanti, perchè il nostro è il Paese in Europa dove si pagano meno le competenze. Paghiamo poco le competenze alte capaci di generare valore. Abbiamo più posti a tempo determinato ma tutti pagati molto poco, questo è il fatto che tende a bloccare il processo di crescita”. Ecco allora che la popolazione, mancando di fiducia, si rifugia nei risparmi: “Quando il Pil, cioè il reddito disponibile, è stagnante ma i patrimoni aumentano, è perchè gli italiani non hanno più fiducia nel futuro”. Dati alla mano, solo nel corso dell’ ultimo anno la produzione industriale è calata del 1,5% , i depositi immobiliari costituiscono oltre il 50% degli investimenti degli italiani e i depositi finanziari liquidi tendono a crescere rispetto agli investimenti azionari: “ Questo accade perchè la gente non crede più nel futuro – analizza l’ On. Massimiliano Salini – per rigenerare la fiducia nel futuro non bisogna fare come ha fatto questo governo, cioè staccare il reddito dal lavoro, perchè l’Italia è un’altra cosa, è un Paese dove si è sempre detto che chi lavora verrà premiato”. No quindi alla politica del reddito di cittadinanza, no al salario minimo, non sono queste le strategie utili per far ripartire il Paese e rigenerare fiducia negli italiani. Un grosso lavoro è stato fatto in Europa, come testimoniato dall’ esperienza dell’ On. Salini all’interno della Commissione “Industria, ricerca ed energia”, ma ancora ne occorre: “Per rimettere a tema la speranza e il lavoro che si può fare in Europa”.

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