“Passavo e ripassavo ogni giorno davanti a quel “quadro” maledetto inutilizzabile e glaciale. Là c’era la casa del miracolo, là gli allacci alla luce erano inutilizzabili e bloccati. La casa era in demolizione, ancora un po’ d’attesa, il favore di un sacerdote, avere quattro mura che ti proteggono. Quella candela alla sera disegnava con ossessione i fantasmi di una memoria vibrante di vita, illuminava i quattro stracci recuperati nella stanza delle meraviglie del parroco. Ed io aspettavo il sonno come se potesse liberarmi da un incubo ripetendo: ma s’è un periodo breve, poi cambierà la vita se trovo un lavoro. E mi negavo le cose più semplici, qualcuno mi aveva regalato dei buoni mensa, centellinavo il pane, perché domani, chissà…Bisogna provare la vergogna dell’abisso in cui il buio ti trascina, senza scampo.” Le confessioni di Marta (nome di fantasia) ricordano la brutalità di un’indigenza spesso taciuta, nascosta. La candela è per molti poveri un fallimento, un tarlo difficilmente superabile. La perdita della dignità di un progetto di vita. Che cosa si risponde a un figlio che non può guardare la televisione, che non può giocare con i social? Che cosa si può fare nelle lunghe notti insonni dopo una giornata di ricerca e di attesa?
«Dobbiamo capire — dice Gualzetti della Caritas a Repubblica — che lo shock della luce che si spegne in casa, o del riscaldamento che si ferma, sconvolge oggi l’esistenza di classi sociali che pensavamo protette. La bolletta, per le persone, tocca un organo vitale: la casa. Senza questa non puoi lavorare, o crescere una famiglia: il passo che porta a lasciarsi andare e a finire nell’emarginazione sociale è breve. Grazie alla collaborazione con A2a e con le altre multiutility quasi sempre riusciamo ad anticipare lo stop energetico, o a ridurlo al minimo. L’emergenza però va governata in modo integrale e questo è possibile solo se adottiamo misure nuove. Penso a canoni sociali, proporzionali al reddito effettivo: il lavoro sicuro non c’è più, il costo della vita va misurato caso per caso e mese per mese. Sollevare dalle bollette energetiche chi non può pagarle senza privarsi del necessario, non è un costo, ma un investimento collettivo»
Eppure la povertà energetica è diffusa anche nella Milano da record. L’Osservatorio diocesano sulle povertà stima che a Milano nel 2018 siano state pagate oltre 6 mila bollette elettriche di persone che non potevano farsene carico. Oltre 11 mila coloro che hanno chiesto aiuti economici per utenze e affitto, rispetto ai 18 mila alla fame, che mangiano solo grazie ai pacchi alimentari. Negli 87 centri d’ascolto-campione della diocesi, su 160, 2.375 poveri, pari a quasi un quinto di coloro che in un anno hanno chiesto aiuto, hanno evitato il blocco dell’energia grazie ai sussidi.
Che dice, che fa Sala, che cosa risponede all’anziano, alla famiglia monoreddito, alla donna sola che non possono pagare la bolletta?
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano