Beppe Sala rilascia un’intervista a Repubblica per esaltare quel modello Milano tutto apparenza e commercio, tralasciando il lato oscuro di una città che non è solo rapporti internazionali, saloti chic dove si compiace e quel rappresentarsi con fierezza se non con boria. “La rinascita di Milano, partita con l’Expo 2015 passa per l’innovazione – spiega Sala – per la capacità di attrarre investimenti anche grazie alla sburocratizzazione, alla solidarietà, alla riqualificazione urbana, alle aree verdi, al sistema dei trasporti, alla lotta all’inquinamento, compresi i ‘pedaggi’ e le crescenti restrizioni alla circolazione delle auto nel centro”.
L’Expo, caro Sala, è stato un evento importante, d’altronde la Moratti aveva visto bene, ha creato conoscenze, progetti con una Italia produttiva e geniale, ma ha segnato con incisività la distinzione, meglio la frattura tra periferia non bonificata, non utilizzata e i protagonisti della grande kermesse. Ricordo ancora il commento di un’anziana abbandonata ai suoi pensieri che chiedeva “Chissà come è grande l’Expo..Ma che cosa è esattamente?”. La sua Milano forse sarà rinata, ma le zone marginali abbandonate a se stesse sono sprofondate nell’oblio. La solidarietà appartiene al genere umano, soprattutto a Milano, dove se si può e quando si può, si offre vicinanza e partecipazione. Poi parla di riqualificazione urbana. Dove? Il degrado divora e ingoia interi quartieri, parchi, case abbandonate, persino angoli centrali debordanti di rifiuti. E se vogliamo guardare con occhio obiettivo le cosiddette aree verdi, scoppiano di migranti e di latrine a cielo aperto e gli spacciatori hanno trovato il loro habitat. E’ questa l’innovazione? Per definire l’efficienza dei trasporti bastano le brusche frenate, la rottura dei cavi, il sinistro tremolio dei muri lungo la linea verde ecc. E non si sa perché. Ma poi c’è l’inconcludenza del fare con la linea lilla e quella scala mobile alla stazione di Loreto che da due mesi cerca un medico per guarire. La lotta all’inquinamento con Area A e Area B è un flop che crea solo disagi ai commercianti, soprattutto. Per realizzare un film che prefigura con la sicurezza dell’ideologia, continua e persevera in una linea che sarà inclusiva per i migranti, ma emargina le persone che devono vivere, non sognare.