E’ finito A Game of Thrones, nella versione italiana il Trono di spade; appena prima del voto europeo regalandoci una profezia a riguardo.
La saga si è chiusa all’ottavo anno, nel sesto episodio e non a pochi è sembrato parto frettoloso. Infatti le precedenti annate, partite il 17 aprile 2011, si sviluppavano sempre su dieci episodi. Dopo 60 trasmissioni, la settima e l’ultima stagione si sono sviluppate in 7 ed 6 clip, per un totale di 73 episodi. Gli ultimi due anni sono stati così molto parchi, forse a causa del fatto che l’autore, il 71enne George R. R. Martin, del New Jersey, non ha ancora scritto il finale della sua opera mitologica Canzone del ghiaccio e del fuoco, che include le 1088 pagine di A Game of Thrones del ’96, le 1184 di A Clash of Kings del ’99 e le 1521 di A Storm of Swords del 2000; il grande successo di un lustro dopo di A Feast for Crows ed ancora sei anni dopo, il quinto volume di 1600 pagine, A Dance with Dragons. Restano, già annunciati entro un decennio ancora due volumi (se non un terzo) che saranno pubblicati sotto i titoli di The Winds of Winter e A Dream of Spring. C’è anche l’ipotesi che gli sceneggiatori David Benioff e D.B. Weiss volessero chiuderla presto di fronte al nuovo impegno per Star Wars. Ci sono già 1,5 milioni di firme nella petizione che chiede di rigirare l’intera ottava stagione, che sembra aver deluso non sono il pubblico ma anche gli attori.
I tempi televisivi sono stati più veloci; nel 2007 la Home Box Office (HBO), parte di WarnerMedia, ha acquistato i diritti per la serie tv che mandò in onda quattro anni dopo. Era l’epoca del banchetto dei corvi ed in 12 anni i film hanno preceduto i libri, costruendo così un finale che potrebbe essere diverso dall’opera scritta. La Canzone del ghiaccio e del fuoco, alias Trono di spade, è un fantasy tra storia, Ivanhoe e Tolkien, collocato nei due continenti le cui collocazioni sono intuitive dai nomi di Westeros (la cui mappa è una Gran Bretagna sopra un’Irlanda rovesciata) ed Essos. Senza l’impostazione manichea di Tolkien e le sue razze fantastiche, riprende in gran parte pezzi della storia inglese dal Vallo adriano alla guerra delle due Rose nella lotta di grandi casate del drago (Targaryen) del lupo (Stark), del leone (Lannister) e del cervo (Baratheon).
Il Gioco è conquistare i 7, o meglio 6, regni di Westeros (Regno del Nord degli Stark; delle Isole e dei Fiumi; delle Montagne e della Valle degli Arryn con seggio a Nido dell’Aquila; della Roccia; dell’Altopiano; delle Terre della Tempesta e Dorne dei Martell), che poi il re folle Aegonw Targaryen (simboleggiato dal drago) il Conquistatore aveva diviso in 9 amministrazioni (trasformando rispettivamente il regno della Roccia in Terre dell’ovest ed il Regno della Montagna e della Valle nella Valle di Arryn, dividendo rispettivamente il Regno delle Isole e dei Fiumi in Isole di ferro e Terre dei fiumi ed enucleando le Terre della corona, con Approdo del Re, dal Regno delle Terre della Tempesta.
Nell’ultima stagione Tv alla penultima e 72° clip si fronteggiavano, bionda cenere contro bionda platino, Cersei Lannister, (interpretata da Lena Headey) già regina dei Sette regni, sposa di re Baratheon e la nata dalla Tempesta, Daenerys, (interpretata da Emilia Clarke) l’ultima di casa Targaryen, vendicatrice del regno usurpato da Baratheon alla sua casata. Anche se Cersei all’incestuosa Anna Bolena, consorte di Enrico VIII, fa pensare ad un profilo più teutonico, cinicamente violento, ebbro di volontà di potenza. Non è da meno Daenerys che sfrutta i suoi draghi per stragi da arma nucleare; anche se è stata accostata alla Cleopatra della dinastia tolemaica incestuosa per purezza di sangue, è evidente l’origine diversa, elfica, vichinga dei Targaryen che hanno capelli bianco biondi ed occhi viola.
Dunque a riportare in vita la lotta tra Lancaster e York nella guerra delle rose, sono una nazista ed una vichinga, ab origine del regno moderno d’Inghilterra. Nel 72° episodio Daenerys assedia fortezza e flotta di Cersei assieme agli alleati che la ricompensano di aver partecipato alla guerra mortale con il Re della notte ed i suoi non morti, oltre la Barriera di ghiaccio. (Quando si parla di mondi, poco analizzati, molto disprezzati, oltre muri, abitati da Estranei e zombie, il riferimento è sempre al pianeta degli altri bianchi, gli slavi). Cersei non è stata altrettanto solidale, contando sulla mutua distruzione dei sovrani della notte e dei draghi. Vis-a-vis, la vichinga Madre dei draghi distrugge tutte le forze della valchiria; ebbra di furia fa strame di tutto ciò che è vivente nella fortezza. Nella sua ira muoiono personaggi importanti, il guru Lord Varys, i fratelli Clegane, Mastino e Montagna, Euron, Cersei ed il fratello amante Jaimie. Daenerys appare alla fine, folle come era stato suo padre, anche agli occhi dell’innamorato Jon Snow, re del Nord che nell’ultima puntata, per il bene superiore, la pugnala. La ricostituzione dell’antica unità imperiale è scongiurata, simbolicamente anticipata dalla liquefazione del Trono di spade sotto le fiamme di drago. Tra le due regine, vince così la terza outsider, Sansa Stark, la moglie martirizzata da Joffrey e Ramsay, che si riprende il Nord. E’ una Anne Neville, la 14enne sposa di Edoardo dei Lancaster, data in nozze dopo la morte di sposo e padre, al mostruoso Riccardo III a York. Jon, che ha scoperto di non essere uno Stark bastardo ma un legittimo Targaryen senza capelli bianchi ed occhi viola, invece di reclamare il trono se ne va a colonizzare la terra sconosciuta oltre la Barriera; così come l’ex assassina senza volto Arya Stark va verso l’inesplorato ad ovest di Westeros. Il nano, Tyrion Lannister, già consigliere della defunta vichinga, in catene, odiato da tutti, fa eleggere re Bran Stark Lo Spezzato, il cui nome evoca il corvo e la capacità di vaticinare e rivivere diversi passati. Così finisce la saga tv, con i paramongoli Dothraki che tornano buoni buoni ad Est e gli immacolati ex schiavi a Sud, con il trionfo di un riluttante invalido paralitico ed un consiglio ristretto con il nano Primo Cavaliere e l’avventuriero Bronn, divenuto Lord di Alto Giardino con il ricatto che ricostruisce Approdo del Re cominciando dai bordelli. C’è la scusa che non sia una fine, da vinci o muori.
C‘è la sensazione che ci aspettino altre 8 stagioni. E c’è la profezia sull’Europa.
L’Europa è Westeros. Non importa come votino ad est; quel che conta è l’ex Europa occidentale e non Essos, malgrado che un ed una estone siedano in Commissione e nel Sindacato europei. La distruzione finale della vichinga venuta dal lontano esilio lascia Westeros impaurita, così come resta l’Europa dopo i bombardamenti di 70 anni fa, oggi in balia non più di 2 ma di tre superpotenze. Ancora più angosciata dall’illusione delle leadership femminili, nei giorni dell’abbandono delle Merkel e May. L’Unione vera, al posto dell’Unione cartaceomonetaria, resta ancora impossibile. Si liquefà il patto di Aquisgrana, tra una Sansa che si ritira nel suo regno e una teutonica che viene meno. Ed il dibattito, incentrato su maggiori o minori regole comuni, è inutile in attesa del momento in cui qualcuno riproverà ad unire i regni, cioè a dibattere dell’indipendenza europea dalle superpotenze.
Studi tra Bologna, Firenze e Mosca. Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021.