Ma sì, Majorino se ne va con l’alloro del deputato europeo, con la certezza di essere un fenomeno, nelle tasche tutti i diritti veri o presunti che ha difeso nelle piazze, nelle tavolate, per sbatterle sul tavolo di quell’Europa che deve essere cambiata. Ma il PD che cosa vuol cambiare se ha sempre detto sì? A luglio, dice Sala, ci sarà il rimpasto di una pasta stracotta, con gli stessi protagonisti su piatti fumanti di orgoglio. Majorino se ne va ed è una notizia per cui i derelitti dimenticati si fregano le mani, ma la percezione dell’esistenza della marea dei bisognosi con pelle bianca non abita a Palazzo Marino. Il Centrodestra unito (e ignoriamo le ubbie della Meloni e forse anche di Salvini di essere autonomi) ha due anni di ascolto e di lotta. Le due coalizioni sono quasi appaiate, le occasioni per evidenziare le criticità sono molteplici, il parlare masturbandosi il cervello lasciamolo a sinistra. E, guarda caso, il Municipio 2 e 7 condotti da un leghista e da un forzista hanno confermato ancora la maggioranza di centrodestra. E’ iniziato comunque il giochetto delle probabilità, ma non si pensa che cambino la direttiva e le preferenze di trattamento di Majorino.
Ancora non si sa se gli antagonisti dei Centri Sociali e i migranti più o meno clandestini stiano organizzando con il fazzoletto in mano, un mega addio di rimpianto, gozzovigliando esentasse.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano