Voglio credere che il Paradiso esista e sia dolce, bello, con infiniti angeli amorevoli per quei batuffoli biondi o bruni rifiutati in tenera età dalla malvagità degli adulti.
E sia luminoso, i giochi vivaci di colori, le stelle ammiccanti di simpatia, l’atmosfera satura di pace. Mehmed ucciso a due anni da una bestia che si chiama padre, spero abbia lavato sofferenza e lividi, possa guardare l’infinito che non ha ostacoli e finalmente sorridere. Ma l’autopsia dà oggi con realismo una realtà che il padre ha riassunto e di cui non si conosceva l’atrocità. “Massacrato di botte – racconta Il Giorno – Calci e pugni che gli hanno provocato uno spappolamento degli organi interni e gravissime emorragie. Calci e pugni dati con forza brutale, fino a vederlo cadere a terra, poi non respirare più. E ancora torture, che perduravano da tempo, come le scottature provocate con l’accendino passato sotto i piedini del piccolo per far sì che non camminasse, che restasse fermo, troppo vivace, «rompeva», andava punito.” La verità è che il piccolo Mehmed, non lo ha aiutato nessuno. Non la madre che «ha lasciato fare» perché era succube, impaurita. E non i vicini di casa che hanno visto e sentito quello che succedeva, ogni giorno, ma la loro condizione di abusivi è stata decisiva nel concordare un silenzio omertoso. Era un bel bambino biondo con l’incanto per la vita cancellato con atrocità. Il padre, bella vita, macchine, cocaina da sniffare, abiti con le griffe, poco da mangiare ai figli, igiene quasi inesistente, abita in zona San Siro, in una casa occupata. Due anni d’inferno, nell’abbandono.
E’ tornato al Grande Padre, direbbero i cattolici, e là c’è giustizia e pace.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano