Dopo aver imperversato negli anni del craxismo, prima come notista politico, poi come presentatore di trasmissioni anticipatrici di tutti i grandi fratelli in politica, Giuliano Ferrara si presentò anche nei primi anni del berlisconismo come mattatore politico. Poliedrico, fantasmagorico, immenso, enorme, stentoreo, polemico, dissacrante, acuto, Falstaff e Tolstoj distruggeva più che asfaltare l’avversario, il Gad o Caselli o Violante. Veniva da sinistra e conosceva tutti i loro punti deboli tenuti ben nascosti; rivelava alla destra cosa e come pensare grazie alla sua profonda russità dai glaciali occhi azzurri .
Più di metà Italia non lo sopportava perché affermava anzi rivendicava la liason craxianberlusconiana e lo faceva con contenuti senza statuette e piazzette commemorative in un tempo in cui l’esilato e il processato erano vivi e lucidi insieme. Poiché sosteneva ciò che la storia ed i tribunali avevano condannato finiva che lo zittivano, lo censurano anche i più leguei da Vespa a Mentana. Così a furor di popolo, venne cacciato dalla Tv. Si ritirò in un Foglio che sostituì a breve ciò che era stato Radio Radicale, almeno finchè gli sciocchi eredi nel tentativo di imitare i colpi di genio dell’elefantino puntarono l’obiettivo sui legni bruciati invece che sul fulmine.
La cacciata del Ferrarone fu un delitto all’intelligenza, alla competenza, al lascito retorico culturale utile ai discenti ma fu democraticamente giusto. A sostituzione venne Sgarbi mix di culture ed al 50% di insulti scatologici adatti ai tempi ed ad uditori che non vogliono discere.
Ecco perché oggi non si tratta di spostare da un canale all’altro i Fazio, gli Augias, i Mieli ed i Lerner ma di cacciarli. Non è questione di professionalità, di stile, di contenuti come non lo era per Ferrara. E’ un dato democratico. Semplicemente non meritano il tempo che occuperebbero poiché non rispecchierebbero né le Calende, né le Pisapie né le Scale; non sarebbero rappresentativi di alcuna parte dell’opinione pubblica, proprio Ferrara non rappresentava né i Martino né l’Innominato. L’elefantino, pur più bravo di tutti, se né andò, si inventò momenti guzzantgrillini più alti degli originali a favore degli Usa, di Israele, delle puttane e dei puttanieri. Ora se ne vadano voltagabbani , pretini e spie. Si inventino qualcosa con i vecchi padroni che sono andati alle porte del cosmo che stanno su in Olanda. Ma se ne vadano. Questo pretende la democrazia e chiede al CdA Rai e non solo a quello
Studi tra Bologna, Firenze e Mosca. Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021.