Siamo infine alla partita, dopo questa presentazione. Stadio gremito e ansioso di assistere ad un match spumeggiante, come tradizione vorrebbe. Inizio a sorpresa, che stimola il pubblico di parte Liverpool. Passano meno di 30 secondi, e un tentativo di cross di Manè (Liverpool) incoccia in un braccio di Sissoko, in area di rigore. L’arbitro non ha dubbi, e decreta la massima punizione che Salah trasforma in un imprevedibile vantaggio lampo dei reds. Il Tottenham accusa il colpo, ma non si scompone più di tanto e mantiene il livello di gioco su ritmi poco frenetici. Il centravanti Kane non pare al meglio della condizione, stranamente emarginato dal gioco e in difficoltà nel dialogo con i compagni, compreso Firmino, anche lui su toni abbastanza modesti. Dopo la fiammata iniziale, ci si aspettava qualcosa di più, anche dallo stesso Liverpool, che comunque ha mostrato di possedere quel carisma in grado di determinare una certa supremazia su un avversario che, dal canto suo, pare timido e forse un pò emozionato per l’occasione, essendo alla sua prima finale di Champions. Se nella prima parte della gara non c’era stato motivo di annoiarsi, lo si deve tuttavia anche alla singolare invasione di campo di una avvenente modella bionda, molto succinta del vestire (pressochè nuda) , subito riportata oltre i limiti di un campo non di sua competenza. Nel complesso, anche la ripresa non offre grandi spunti al pubblico, che pare a sua volta leggermente blando nella rappresentazione classica del tifo calcistico anglosassone, abituato a ritmi indiavolati. Il gioco del Tottenham, parso meno incisivo che in altre occasioni, non prende quota anche per i troppi errori di impostazione, che sulla trequarti evidenzia sfasature e scarsa intesa nella finalizzazione delle manovre d’attacco. Soltanto nel finale il Tottenham sembra voler provare l’accelerazione, nel tentativo di raggiungere almeno i suppplementari, ma spreca parecchio con Son e Moura, che impegnano comunque Allison in difficili interventi, come all’84’ quando Eriksen, su calcio di punizione sgancia un bolide che sembra destinato finalmente a centrare il bersaglio, ma vola Allison e con un prodigio mette in angolo una delle ultime speranze del Tottenham prima che il secondo gol ne segni la fine. Siamo all’86’, un cross deviato in angolo da Rose provoca l’azione che porta il Liverpool alla vittoria. Un batti e ribatti nei pressi dell’area degli spuurs, e la palla arriva a Origi da poco entrato, che sulla sinistra in piena area controlla e infila un tiro incrociato che batte il portiere. Non c’è più storia, in una partita che, tutto sommato, credo abbia disatteso le aspettative di tanta gente sulla base dei presupposti che, come sfida tra squadre britanniche, lasciavano immaginare un match combattuto all’ultimo sangue, con forse qualche rimpianto in più anche per le italiane. La Juventus in primis, avrebbe potuto dire qualcosa di più impostando una partita tipo quella vinta con l’Atletico. Ma col senno di poi, è troppo facile analizzare i perchè di un’eliminazione. Restano i fatti, e quelli parlano della Champions numero 6 di una delle squadre più titolate in Europa, lasciando al Tottenham la sensazione che dovrà riprovarci, ma con una marcia in più.
