Finale di Champions League 2019

Sport
1° Giugno 2019, finale di Champions League: chi manca a Madrid? 
Una serata di calcio d’alta quota che a molti appassionati apparirà monca, per l’assenza sorprendente di chi, negli ultimi anni, quella coppa nota come quella delle “grandi orecchie” l’aveva sollevata trionfante per 3 stagioni consecutive, e ben 5 nel computo complessivo della sua carriera.  E di chi si sta parlando, lo sanno anche i sassi. Lui, CR7 alias Cristiano Ronaldo, dopo una consuetudine  che si allungava negli anni di una vita da eldorado, questa volta è condannato al ruolo di spettatore, illustre quanto si vuole ma non più come quando la sua immagine si specchiava, quasi irridente e minacciosa, nei tabelloni che annunciano le formazioni delle squadre che si contendono il traguardo più prestigioso del continente.  I numeri del suo palmares, impressionanti e unici nella storia del calcio, parlavano chiaro ad ogni avversario che gli si parava davanti: poteva sembrare in qualche partita affaticato, abulico o in giornata di scarsa vena, ma alla fine la sua firma, inesorabile, compariva quasi sempre tra i marcatori decisivi nelle partite che contano.
La scena ai nuovi interpreti, tutti alla corte della Regina Elisabetta 

Nella finale di ieri sera, si sono affrontate invece due ottime formazioni, Liverpool e Tottenham, entrambe londinesi come pure lo erano le altre che hanno dato vita alla finale di Europa League, vinta dal Chelsea di Sarri contro l’Arsenal di Emery.  Le coppe europee quest’anno rimangono nella storia come 2 derby ai massimi livelli calcistici, monopolizzati dal calcio britannico, indubbiamente tornato spettacolare come in tempi passati.
La squadra del tedesco Klopp, i “reds” di Liverpool, si è presentata come favorita in virtù della maggiore esperienza internazionale rispetto al Tottenham di Pochettino, alla sua prima finale Champions. Le 5 vinte dal Liverpoool rappresentano certamente una caratura notevolissima, e gli “spuurs” di quell’ avversario ne hanno probabilmente un…”pochettino” soggezione. Tuttavia, nello stile classico del calcio britannico, tutto ritmo, velocità e agonismo, nemmeno il Tottenham è giunto per caso a questa finale, e sicuramente è voglioso di dimostrarlo.
Al fischio d’inizio, si sovrappone quello di un rigore

Siamo infine alla partita, dopo questa presentazione. Stadio gremito e ansioso di assistere ad un match spumeggiante, come tradizione vorrebbe. Inizio a sorpresa, che stimola il pubblico di parte Liverpool. Passano meno di 30 secondi, e un tentativo di cross di Manè (Liverpool) incoccia in un braccio di Sissoko, in area di rigore. L’arbitro non ha dubbi, e decreta la massima punizione che Salah trasforma in un imprevedibile vantaggio lampo dei reds. Il Tottenham accusa il colpo, ma non si scompone più di tanto e mantiene il livello di gioco su ritmi poco frenetici. Il centravanti Kane non pare al meglio della condizione, stranamente emarginato dal gioco e in difficoltà nel dialogo con i compagni, compreso Firmino, anche lui su toni abbastanza modesti. Dopo la fiammata iniziale, ci si aspettava qualcosa di più, anche dallo stesso Liverpool, che comunque ha mostrato di possedere quel carisma in grado di determinare una certa supremazia su un avversario che, dal canto suo, pare timido e forse un pò emozionato per l’occasione, essendo alla sua prima finale  di Champions. Se nella prima parte della gara non c’era stato motivo di annoiarsi, lo si deve tuttavia anche alla singolare invasione di campo di una avvenente modella bionda, molto succinta del vestire (pressochè nuda) , subito riportata oltre i limiti di un campo non di sua competenza.  Nel complesso, anche la ripresa non offre grandi spunti al pubblico, che pare a sua volta leggermente blando nella rappresentazione classica del tifo calcistico anglosassone, abituato a ritmi indiavolati. Il gioco del Tottenham, parso meno incisivo che in altre occasioni, non prende quota anche per i troppi errori di impostazione, che sulla trequarti evidenzia sfasature e scarsa intesa nella finalizzazione delle manovre d’attacco. Soltanto nel finale il Tottenham sembra voler provare l’accelerazione, nel tentativo di raggiungere almeno i suppplementari, ma spreca parecchio con Son e Moura, che impegnano comunque Allison in difficili interventi, come all’84’ quando Eriksen, su calcio di punizione sgancia un bolide che sembra destinato finalmente a centrare il bersaglio, ma vola Allison e con un prodigio mette in angolo una delle ultime speranze del Tottenham prima che il secondo gol ne segni la fine. Siamo all’86’, un cross deviato in angolo da Rose provoca l’azione che porta il Liverpool alla vittoria. Un batti e ribatti nei pressi dell’area degli spuurs, e la palla arriva a Origi da poco entrato, che sulla sinistra in piena area controlla e infila un tiro incrociato che batte il portiere. Non c’è più storia, in una partita che, tutto sommato, credo abbia disatteso le aspettative di tanta gente sulla base dei presupposti che, come sfida tra squadre britanniche, lasciavano immaginare un match combattuto all’ultimo sangue, con forse qualche rimpianto in più anche per le italiane. La Juventus in primis, avrebbe potuto dire qualcosa di più impostando una partita tipo quella vinta con l’Atletico. Ma col senno di poi, è troppo facile analizzare i perchè di un’eliminazione. Restano i fatti, e quelli parlano della Champions numero 6 di una delle squadre più titolate in Europa, lasciando al Tottenham la sensazione che dovrà riprovarci, ma con una marcia in più.

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