La strategia del leader della Lega ha convinto nove milioni di Italiani. Nove milioni di persone che, evidentemente, non hanno alba di come funzioni il Parlamento Europeo. Altrimenti non si spiega come abbiano potuto credere che la Lega in Europa avrebbe cambiato tutto il 27 Maggio. Per la cronaca, nei sette giorni dopo il voto, l’unica cosa che hanno ottenuto è stato farsi mandare a stendere da Vox (Spagna, confluita nei conservatori), Farage (andato coi Grillini, forse?), e Orban (saldamente nel PPE).
Il risultato è stato che la lettera di richiamo sui conti è partita regolarmente, è regolarmente arrivata e come previsto è partito il protocollo del contenimento dei danni. Protocollo che qualcuno al Ministero ha sabotato. Facendo partire l’ultimo giro di giostra di questo disastrato governo.
Tria aveva scritto una bozza, di buonsenso. Quota 100 e Reddito sono stati un flop. Tagliamo il tagliabile ed archiviamo questa follia. Però, era ovvio, ci voleva un’attenta opera di mediazione, nonostrante Salvini ed il suo metodo. Che qualcuno non voleva. Ed ha diffuso la bozza. Costringendo tutti ad un alinea dura. Che si è scontrata con un muro a Bruxelles. In Europa, infatti, l’entrata dei liberal dell’Alde (o quel che la sostituirà con l’entrata di Macron nella partita) ha portato ad un generale irrigidimento nei nostri confronti. E la proposta di una flat tax in deficit (ovvero gentilmente offerta da Tedeschi ed Olandesi) non ha facilitato certo la partita. In questo clima ieri si sono inseriti gli ispirati discorsi di Fico e le reazioni di Salvini. Stasera parlerà Conte. Poi potremo chiudere questa brutta parentesi.
Qualsiasi cosa dica il Premier, infatti, rimane aperto il problema di base: sono finiti i soldi e l’UE non è cambiata come volevano i sovranisti. Né è probabile lo faccia in tempi utili ad evitarci il confronto con la realtà. A Settembre bisogna far apparire 50 miliardi in un momento di recessione alle porte. Ed i Keynesiani non sono in grado di farlo. È una impossibilità interna insuperabile: dopo aver espanso il perimetro dello Stato alle sua estreme conseguenze, i fallimenti non sono gestibili. A questo punto non esiste crescita che possa impedire di tagliare la spesa pubblica. E tagliare la spesa è esattamente l’anatema di questa variopinta maggioranza.
Che, quindi, ha finito gli strumenti a disposizione per governare. Il grande problema è che chi verrà dopo rischia di essere una riedizione di questa cosa in salsa nera, non certo una forza liberale e conservatrice. Rendendo la chiusura definitiva e letale per il paese. Vedremo. Intanto il dato di realtà è che il 26 Maggio chi ha vinto ha scoperto il giorno dopo che la vittoria era meno allettante di quel che si augurava.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,