Leone Grotti su Tempi ricorda, perché la memoria della «più grande dimostrazione pacifica della storia del mondo» rinnovi la mostruosità del comunismo e la protesta di pace. «Noi studenti siamo stati ingenui: non pensavamo che il governo avrebbe mai potuto massacrare il suo stesso popolo». Era un giovane studente di Fisica di 21 anni, Zhou Fengsuo, quando 30 anni fa uscì dal campus universitario dell’ateneo Tsinghua insieme a migliaia di studenti per entrare a Piazza Tienanmen, a Pechino, e dare vita alla «più grande dimostrazione pacifica della storia del mondo».
Ma il regime comunista “ordinò all’Esercito popolare di liberazione di reprimere nel sangue la protesta, venne inserito al quinto posto nella lista dei 21 “criminali” più ricercati della Cina.” Una medaglia d’onore per il leader Zhou che racconta “ come è nata e come si è svolta la protesta e parla delle immagini del massacro che gli sono rimaste impresse nella mente, di come è sfuggito ai carri armati e di come la sua vita è cambiata per sempre. Zhou rivendica il suo attivismo («Tienanmen è la chiave di volta del passato e del futuro della Cina») e spiega perché «l’attuale governo guidato da Xi Jinping non ha nulla di diverso da quello del 1989».
Riferisce Grotti “Albert Ho Chun-yan, avvocato e politico, ha aperto il Museo del 4 giugno a Hong Kong. «Abbiamo il dovere di ricercare la verità e utilizzare quel poco di libertà che ancora ci resta per comunicarla», dichiara in un’intervista a Tempi. «Dobbiamo farlo per tutti quei cinesi ridotti al silenzio dal regime nella Cina continentale e per dimostrare a Pechino, e al mondo intero, che non abbiamo dimenticato quello che è successo nel 1989. Non dimenticheremo mai Piazza Tienanmen».
Conclude Grotti con una riflessione “Ecco perché è così importante 30 anni dopo conoscere e ricordare quel «festival di libertà» che è stato Piazza Tienanmen, secondo la definizione di Zhou. Perché l’unico antidoto contro i tentativi vecchi e nuovi di erodere la libertà dei popoli (ieri con i carri armati, oggi con una persecuzione più raffinata) è «la ricerca della verità», spiega Ho, «senza la quale diventa impossibile distinguere il bene dal male. E quindi vivere nella dignità».
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