Non c’è mai stata occasione migliore per la tanto auspicata riforma della giustizia, la politica si svegli
Da circa una settimana stiamo assistendo ad un vero e proprio scandalo incentrato su alcune nomine riguardanti numerose procure della Repubblica, il cui potere è paragonato da molti a quello di un ministero, tre ministeri la Procura di Roma.
Una brutta pagina per la giustizia italiana che già da tempo soffre di una pesante sfiducia per via di un assiduo senso di ingiustizia dovuto a pene troppo lievi per i colpevoli di gravi reati e processi troppo lunghi che comportano conseguenti spese processuali e gravi disagi su chi ha l’onere di provare la propria innocenza.
Scoppiata adesso una tale tempesta sul potere giudiziario, ed in particolare riguardante membri del suo massimo vertice, il CSM, presieduto dal Capo dello Stato, i cittadini non si sentono più sicuri e percepiscono,come nella politica, anche all’interno della magistratura un’atmosfera negativa e corrotta, niente affatto pura ed ispirata da motivi di giustizia come alcuni grillo-comunisti vorrebbero farci credere. Uno scandalo questo, che non ha nulla che invidiare ai tanti episodi di tangenti che coinvolgono politici ed imprenditori. L’unica differenza che non possiamo fare a meno di notare è l’assenza di misure detentive preventive, assai solite invece in episodi di mazzette che coinvolgono politica o imprenditoria. Ma in quanto garantisti non possiamo certamente turbarci di ciò ed anzi ne siamo felici.
Abbiamo però 5 membri del CSM sospesi (ne mancava uno e sarebbe decaduto l’intero CSM), in seguito ad una richiesta di dimissioni formulata dal vicepresidente dello stesso – a causa di un dramma- così lo definisce- paragonabile ai tempi della P2 .
A rivelare per primi la bufera sono i quotidiani Repubblica ed il Corriere.
Si riunivano in ora tarda in case o alberghi per parlare di nomine nelle procure, in cima delle quali figurano gli attuali procuratori di Roma e di Perugia. Ufficio quest’ultimo che sta indagando per corruzione Luca Palamara, aspirante procuratore aggiunto di Roma. Il Palamara, risulta dagli atti, convocò una di queste riunioni a cui partecipò, tra gli altri, l’indagato del PD Luca Lotti, che ovviamente spera di ammorbidire le accuse a suo carico, e l’ex sottosegretario alla Giustizia PD Ferri, notoriamente gran manovratore delle ultime elezioni del CSM, vinte dalla sua stessa corrente, Magistratura Indipendente. Le intercettazioni telefoniche ottenute tramite un Trojan (il pericoloso captatore informatico che consente di intercettare a telefono spento e di inviare il tutto direttamente alla Guardia di Finanza) installato sullo smarthone del Palamara, hanno prodotto oltre 800 pagine di atti giudiziari. Sono emerse situazioni tutt’altro che trasparenti, considerando in particolare, la gravità per un magistrato, di intrattenere rapporti di questo tipo con indagati.
Dunque questa storia dimostra come il tasso di marciume presente all’interno della magistratura non è inferiore alle altre categorie e se avessimo un governo abbastanza determinato, questa sarebbe l’occasione per mettere mano senza esitazioni ad una seria e drastica riforma della giustizia, da sempre annunciata e mai attuata per timore di ritorsioni personali ed indagini ad hoc ricattatorie.
Inoltre con tutta evidenza scopriamo che le correnti da sempre condizionano nomine e decisioni, come centri di potere interni alla magistratura, orientati da motivi tutt’altro che nobili. Per non parlare della condizione di un magistrato, appartenente ad una corrente, che deve giudicare su un processo che coinvolge un politico. Senz’altro l’indipendenza di quel magistrato viene meno.
Sono molti a pensare che questa storia rappresenta la crisi più grave della magistratura. Ma quando con Tangentopoli la classe politica fu azzerata, essa cercò di riformarsi tentando di rendere più trasparente il finanziamento ai partiti e rinunciando all’immunità parlamentare. È forse l’ora che anche la magistratura venga riformata, se non da sè stessa, dall’esecutivo.
Lo stesso Antonio Di Pietro, dominus di Mani Pulite, ammette senza indugio che oggi si fa finta di cadere dalle nuvole e che la situazione sulle nomine, anche quelle della magistratura, è marcia da tempo.
Altro vizio grave che denota è l’eccessiva arbitrarietà dei giudici: «Io da pm mi comportavo come un becchino, intervenivo a reato con- sumato, per punire. Oggi i magistrati fanno i medici condotti, agiscono in funzione preventiva, per vedere se forse uno ha commesso o sta per commettere un crimine».
Andrea Curcio
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