In un paese in cui la cosa più difficile del mondo è perdere le elezioni, visto che alla fine vincono tutti, è rinfrescante fare un’analisi come quella di ieri sera: il 26 Maggio abbiamo perso, ma era una battaglia, non la guerra. In sintesi, nella sede gentilmente messa a disposizione dalla Commissaria Milanese, On. Cristina Rossello, con i capigruppo in Comune e Regione di Forza Italia, Fabrizio De Pasquale e Gianluca Comazzi, questo è stato il messaggio. Anche se il vero motivo della riunione era un altro. Era festeggiare. Festeggiare l’elezione, nelle parole di Fabrizio, dell’amico Massimiliano Salini in Europa. E, strada facendo, anche la sua nomina a Commissario Regionale. Ed è proprio dal suo discorso, forse il primo a Milano dopo la bella notizia, che trae le mosse questo articolo.
I simboli sono importanti, soprattutto quando si vuole ripartire. Ricostruire. In questi anni, quelli che hanno avuto successo, hanno sempre costruito una platea, selezionata proprio sulla base di confini simbolici. Renzi era il nuovo contro il vecchio. Grillo e Di Maio gli onesti contro il sistema, la casta, gli altri. Oggi abbiamo Salvini. Matteo due è più furbo di tutti gli altri. Lui parla agli Italiani. Tutti. Nessuno escluso. Questo, come dice correttamente l’Onorevole può significare solo due cose: che Salvini è un genio o che ha degli istinti dittatoriali. Di sicuro non è un modello replicabile per un partito liberale di massa. Ed allora che fare per tornare competitivi nel centrodestra che abbiamo contribuito a formare e che ora ci appare così alieno?
Tornare a parlare ai nostri con un messaggio preciso. Chi sono i nostri? La classe media. La classe produttiva. Chi con l’ingegno, il lavoro, il sacrificio e l’abnegazione ha costruito questo paese. Gli eroi senza nome e senza celebrazione che hanno lottato e vinto migliaia di piccole battaglie. Non è l’Italia che si emoziona per un panino alla Nutella. Non è l’Italia delle felpe. Non è l’Italia che vuole tassare il talento, chiudersi dentro a morire e rifiutare le sfide del mondo. È l’Italia migliore, che non ha paura perché, ed ecco la chiave simbolica, sa ancora sperare e sognare.
Da sinistra a destra a dominare è la paura. La paura del fascismo. La paura dell’immigrato. La paura dell’Europa. La paura della concorrenza. La paura della vita. Noi, invece, non abbiamo paura. E non dobbiamo averne. Noi possiamo vincere. Non neghiamo i problemi, li affrontiamo. Non ci chiudiamo dentro, ma andiamo fuori, consci che è una sfida e con la certezza che l’unica battaglia persa in partenza è quella che non combattiamo. Questa è la grande missione storica, venticinque anni fa come oggi, che ci assumiamo: non cedere alla paura e cullare il seme della speranza.
Con un messaggio finalmente chiaro, le regole per selezionare la prossima dirigente diventano più semplici da individuare. L’obiettivo è avere una leadership in grado di farsi missionaria di speranza e nemica dei compromessi al ribasso. Alfiere di una nuova rivoluzione liberale col sorriso sulle labbra. Certi che il domani appartiene a chi spera, sogna, lotta e vince. In sostanza, il domani appartiene a noi. Da qui il titolo. Ieri siamo tornati a sperare. Perché è il nostro dovere, la nostra missione, la nostra battaglia. Ora abbiamo il compito di portare questa speranza al Mondo. Consci che all’alba manca ancora molto, ma che alle sentinelle non è concesso disperare.
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Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,
Salvini non è un genio! è solo furbo, parla al bruciore di stomaco e si propone in veste di antiacido. quando la gente capirà che bisogna mangiare con attenzione il bruciore scomparirà e non ci sarà bisogno del farmaco. dobbiamo tornare a sognare per un’Italia fiorente che non sperpera la propria ricchezza.