L’assalto alle Poste di Conte

Attualità

Chi deve stare costantemente a dieta (so di cosa parlo, fidatevi) la notte sogna inquieto i raid al frigo. Quando si apre la porta e si scopre che ci sono solo sottaceti che ricordano ancora la discesa di Annibale dalle Alpi. E voi pensate “Ah, se solo avessi una fonte certa di denaro da cui ricavare un miliardo per fingere di mettere in ordine i conti”. No, forse non pensate precisamente questo, ma poco ci manca. Di sicuro è quello a cui pensano Tria e Conte in queste ore quando, lasciati soli dai vice premier, stanno affrontando a mani nude il masso rotolante della procedura di infrazione.

E dove si trova il miliardo fatale? Voi avete dei soldi in Posta? Quelli tranquilli, quelli messi via in cassaforte perché ve li garantisce lo Stato? Ecco, quelli. Sono estremamente redditizi perché consentono vantaggiosi acquisti. Che fruttano buoni rendimenti. Allo Stato. Che li usa come bancomat quando deve fingere di aver risanato il bilancio. Tipo in queste ore, in cui si sta facendo di tutto per non far partire la procedura di infrazione.

Incluso lamentarsi delle regole ciniche e bare che ci penalizzerebbero. Conte finge di riferirsi all’UE, ma è chiaro che si riferisce a quelle della matematica. Perché altrimenti non si spiega. Semplicemente non puoi tagliare le tasse se non tagli la spesa. E siccome l’anno scorso l’hai aumentata adesso devi decidere a chi va tolto qualcosa. E, tra tutti che puoi scegliere, i risparmiatori delle poste sono una vigliaccata che ci si poteva risparmiare.

La situazione, in ogni caso, è in rapido deterioramento. Non politicamente, dove la debolezza di Di Maio è ormai tale che vota qualsiasi cosa per non lasciare il timone a Di Battista. Ma economicamente la situazione non regge. Non può reggere. È questione di numeri. Il banco ha finito i soldi ed i giocatori si stanno ritirando. Se Trump dovesse rispondere con sanzioni al nostro taglio dei tassi salteremmo come un petardo. Ormai dipendiamo dalla mercé di di Francoforte. E, se qualcosa ci ha insegnato la storia, questa è una pessima idea.

In definitiva, abbiamo finito le idee. Le buone, le cattive e quello che ci stava in mezzo. Stiamo improvvisando, sperando che la nostra esplosione faccia più paura del contagio della nostra irresponsabilità. E, se me lo consentite, a me la situazione fa un po’ schifo. Non è questa l’Italia che amo. Spero nemmeno quella che amate voi.

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