Articolo tratto dall’Osservatore Romano – Sono sempre di più i minori rapiti e addestrati dai gruppi terroristici per combattere fino alla morte nel conflitto armato in corso nel nord est della Nigeria e compiere atti di violenza di ogni tipo. L’allarme viene dall’Unicef, che condanna l’utilizzo di bambini come bombe umane e comunque in ogni circostanza militare – sia quando vengono utilizzati direttamente nei combattimenti che in altri ruoli – nel conflitto in Nigeria nordorientale.
Peter Hawkins, rappresentante Unicef nel paese africano, esorta tutte le parti coinvolte in questo conflitto a proteggere i minori e a tener fede ai loro obblighi derivanti dal diritto internazionale umanitario. Secondo l’Unicef anche l’ultimo attentato di domenica scorsa a Kanduca, nello stato di Borno, è stato compiuto da tre minorenni, due bambine e un bambino, come confermano tra l’altro diversi rapporti. I tre kamikaze si sono fatti saltare in aria tra la folla che seguiva all’aperto una partita di calcio in televisione, provocando trenta morti e quaranta feriti.
Questo attentato fa salire a cinque il numero di bambini utilizzati come “bombe umane” nel corso del 2019, mentre, solo nel 2018, quarantotto minori, fra cui trentotto bambine, sono stati utilizzati in altri attacchi suicidi. Ancora più alto il numero nel 2017, quando furono 146 i minorenni utilizzati.
L’utilizzo di minori come ordigni in attacchi suicidi è aumentato significativamente dal 2014 al 2017. In particolare, nel nord est della Nigeria, tra il 2013 e il 2017, oltre 3.500 bambini sono stati reclutati e utilizzati da gruppi armati non statali.
In quest’area operano i gruppi jihadisti di Boko Haram e i militanti dello Stato islamico in Africa occidentale (Iswa), fazione che si è separata dall’organizzazione della stessa Boko Haram nel 2016, rendendosi responsabile di diversi scontri negli ultimi mesi. I minori oltre ad essere utilizzati come soldati, come kamikaze, spesso sono sfruttati sessualmente, e subiscono torture fisiche e psicologiche.
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