Olimpiadi sì, ma sia l’occasione per dare un lavoro ai disoccupati e risanare le periferie

Milano

Si rincorrevano, in quel pomeriggio di sole, le note di un organo, in piazza Liberty. Era la musica suggestiva di uno strumento di cui il genio di Leonardo ci ha lasciato disegni e indicazioni. Ricostruito con abilità e pazienza forse si univa alla gioia, alla commozione, alla fierezza dell’Italia intera. Le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 saranno tricolori nel segno di una genialità emozionale, che supera i pregiudizi, la contorsione di un freddo ragionamento, un atteggiamento di circostanza e di superiorità. La Svezia va a casa, un sorriso incredulo e quella “tolleranza” caratteriale tanto enfatizzata, perché venisse contrapposta al decisionismo di Salvini. I biondi alti e belli, le distese innevate a perdita d’occhio, sconfitti da una squadra che prometteva efficienza, saper fare, garanzie economiche. E si è cantato l’inno di Mameli con l’esultanza degli atleti, della delegazione, dei sindaci interessati: sì abbiamo vinto. La vittoria è di tutti coloro che hanno sperato nella metamorfosi anche economica di un territorio: mancano infrastrutture, impianti nuovi, ma Zaia e Fontana stanno già lavorando e Sala promette trasparenza ed efficienza. Hanno quantificato che è un affare da circa 4 miliardi. Stando a uno studio della Bocconi, le ricadute economiche sul territorio sono nell’ordine dei 3 miliardi di euro per la sola Milano e per la Lombardia, con un valore aggiunto di 1,2 miliardi e un incremento di 22mila posti di lavoro da qui al 2026. Per ogni euro investito ne arriveranno 2,7. All’angolo sta la vergogna dei grillini, dell’Appendino, di un mondo che non vede il progresso, mediocre e incapace di prefigurare l’utilità del lavoro che non ricorre ai navigator e neppure all’elemosina. Italiani indecifrabili, regrediti alla parola vaffan…senza capacità di spostarsi. Eppure sono figli di Leonardo, genio italianissimo. La speranza è che a Milano Sala sappia recuperare i disoccupati italiani e che, almeno in queste condizioni, renda loro la dignità del lavoro, in un territorio, la periferia, che necessariamente va risanato.

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