Milano muore dal caldo, i mezzi di superficie sciolgono anche la capacità di connettere, mezza città va in tilt e addio all’elettricità, gli edifici pubblici cadono a pezzi, gli ascensori spesso rimangono inservibili per mesi? Ma che si pretende…qui a Milano c’è un piano che innalza la città a capitale europea: c’è l’espansione superecologica del servizio BikeMi, di una nuova pista ciclabile alla Darsena, (leggi articolo di Fabrizio De Pasquale), c’è l’eliminazione di posti auto, lo stravolgimento degli spazi per adattarli alle postazioni delle bici. Niente, per carità, contro l’uso di un mezzo così sano, costretto però ad evitare piste pericolose, senza segnaletica, problematiche a volte per il traffico delle auto, ma quello della bici sembra sempre più un chiodo fisso.
Dall’Ansa si apprende “Arriveranno altre 400 bici e nuove stazioni del servizio BikeMi entro agosto. E’ quanto comunica Clear Channel Italia, che gestisce il servizio BikeMi a Milano da oltre 10 anni. Le prime stazioni, ricorda infatti una nota, sono state inaugurate nel 2008 e si sono moltiplicate fino ad arrivare alle 292 di oggi. Il servizio mette a disposizione degli utenti 3.650 biciclette tradizionali e 1.150 a pedalata assistita, di cui 150 con seggiolino, che possono essere usate ogni giorno dalle 07 all’1. BikeMI dal suo arrivo in città ha registrato 25 milioni di utilizzi e conta oltre 650mila iscritti.” Un affare per Clear Channel, ma che il Comune destini i ricavati a nuove piste, nuove stazioni ecc dimenticando l’amministrazione ordinaria di cui Milano ha bisogno, sembra rientrare in quella cortina fumogena che si identifica con il “far vedere”.