“Ho ascoltato il linguaggio del mondo e ho pianto” (Fabrizio De Andrè) E quel linguaggio stonato, disarmonico, rubava il vento con la forza dell’opportunismo politico e personale per imporre la volontà nel mondo, ove fosse necessario. Il linguaggio s’impenna nel doppiopesismo di un Macron contestato e in declino, borbotta nel rigido broncio di una Merkel al tramonto, perde di coerenza ed efficacia nei sorrisi levigati della von derLeyen. Le parole di un popolo migrante suonano l’incomprensione dei perché, del come, del dove. Sono e stanno nelle retrovie convinti ognuno di trovare la sua stella, là dove l’ottusità di un’èlite autoreferenziale non si apre ad un’accoglienza possibile e ragionata. E i percorsi si moltiplicano per raggiungere l’agognata Europa. Il cicaleccio europeo scarica ogni responsabilità effettiva, ma con voce chiara, proclama la comprensione del problema. Non si accorgono che l’Europa, l’Italia sono accerchiati, che la speranza di quell’esercito nero non si placa. A torto o a ragione non è così importante, ma la regolarizzazione è essenziale. Si muovono in silenzio, in fila indiana, guidati da chi conosce la strada: sono i migranti di terra, confusi nei campi di grano, la stanchezza alle spalle, un sorriso sempre più aperto, con l’avvicinarsi del confine. E sono tanti, sconosciuti spesso dalla cronaca. Il focus rimane sui migranti di mare, troppo accolti negli anni trascorsi. Frutto di un commercio inqualificabile, inconsapevolmente sono diventati oggi un nodo politico, usati quasi fossero birilli, perché la vera chiusura è la volontà europea. Che linguaggio hanno questi disperati? Parlano con gli occhi della paura, clandestini spesso in attesa di una sistemazione. Abbiamo tutti visto “nascere e morire il sole”, ma una soluzione è necessaria.
“C’è una strada per ridurre gli oneri per lo Stato dove sbarcano i migranti – afferma il ministro Moavero Milanesi al Corriere – Lo sbarco va scollegato dal concetto di ‘primo arrivo’ stabilito da Dublino ed ecco perché i migranti andrebbero accolti in ‘aree franche’ da crearsi nei vari Paesi Ue”
Superamento quindi del patto di Dublino, creazione di zone franche, intervento europeo per la suddivisione degli stessi migranti. “Ma il soggiorno – chiarisce il ministro degli esteri – di chi sbarca sarebbe di pochi giorni, perché poi le persone andrebbero subito distribuite anche in altri Stati Ue dove si verificherebbe il loro diritto all’asilo”. Sarà la proposta italiana che cancella le querelle con le ong.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano