Dopo aver protetto rom e migranti, che si fa adesso con lo sfratto dell’Oasi del clochard?

Milano

Ma non se ne era andato con gli onori dell’innovatore, del trionfatore, del “giusto”? Ancora qualche ora a disposizione per l’ex assessore alle Politiche Sociali Majorino per dire No al censimento dei Rom, voluto da Salvini. Un No strombazzato, rabbioso, contro un censimento che puzza di discriminazione etnica, che confligge con un’apertura quasi evangelica agli indifesi, agli ultimi. Ma questi sfortunati, dimenticati ecc. per Majorino non si identificano mai con chi mangia la strada con due stracci, è italianissimo e non possiede niente se non la pressante ricerca di un letto. Forse dovrebbe chiedersi che cosa ha predisposto in otto anni per integrare Rom, Sinti e la loro vocazione al furto, all’abusivismo? Che cosa ha prospettato ai bambini avvolti nel degrado, con gli occhi pieni di perché? Un vergognoso silenzio. Ha voluto sottolineare con forza che la causa dei bivacchi sono gli sgomberi dei centri di accoglienza, piangendo le sorti di chi è stato sfrattato, ma ora che è stato sfrattata l’Oasi del clochard, che fa Majorino? Mantiene un vergognoso silenzio. E’ un’istituzione voluta dai City Angels  per 175 ospiti. Il villaggio per senza dimora in via Lombroso sarà sfrattato, salvo colpi di scena, il 29 luglio. E dire che già fervevano i preparativi per il tradizionale «Ferragosto solidale». La notizia è de Il Giorno, a cui il presidente Furlan ha dichiarato «. Prima di insediarci abbiamo affrontato spese elevate per ripulire il terreno. Era un disastro». L’investimento è stato di circa 100mila euro per far diventare realtà un progetto che finora non esisteva in tutta Europa. L’Oasi infatti non offre semplicemente una brandina e un pasto ma promuove la vera integrazione e addestra alla futura autonomia. Al posto del dormitorio ci sono una cinquantina di moduli prefabbricati e poi una mensa, una biblioteca, un’aula per la formazione, l’assistenza medica, psicologica e legale, un’area verde. Un posto dove chi ha perso tutto può sentirsi bene e come in famiglia» sintetizza Furlan. E c’è integrazione, sostegno umano, assistenza. Lasci un segno di interessamento, come ricordo, e risolva questa tragica situazione. Furlan lascia a Il Giorno la sua richiesta. «Mi appello alla generosità di privati o istituzioni in grado di mettere a disposizione un’area di qualche migliaia di metri quadri, a Milano o dintorni. Se ci fossero collegamenti di luce, gas e acqua tanto meglio. Sarebbe un delitto se l’esperienza dell’Oasi del Clochard finisse per sempre».

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