Dopo il ritrovamento del cadavere a Rogoredo, la testimonianza di un volontario “Non riesco a rassegnarmi”

Milano

Sì, è stato ritrovato il cadavere di un 33enne, probabilmente un tossicodipendente, vicino all’ingresso del cosiddetto boschetto della droga di Rogoredo, in via Sant’Arialdo a Milano. Secondo i primi accertamenti delle forze dell’ordine sul posto, sarebbe morto di overdose. Il fatto di cronaca non parla della disperazione, della solitudine. E non dice l’impotenza dei volontari, ma soprattutto i doveri di un’amministrazione che guarda altrove. La testimonianza di Simone Feder volontario e organizzatore dei volontari al boschetto maledetto, racconta il tormento di chi non ha saputo intervenire in tempo “Erano le 23.15 quando ieri (17 luglio ndr)  sera ho lasciato #Rogoredo. Il via vai di ragazzi era impressionante. Dentro il boschetto due macchine dei vigili ma via Sant’Arialdo sembrava corso Buenos Aires nel periodo dei saldi. Una processione di corpi infinita, un formicaio di esistenze che cercavano ristoro dal caldo, dagli sguardi indiscreti, da una vita che ha solo debiti da saldare con loro. E oggi la notizia: “Uomo di 33 anni rinvenuto senza vita nei pressi del bosco di Rogoredo”. Nell’assordante silenzio di quella confusione, non visto dagli occhi ciechi e che spesso faticano ad accorgersi di ciò che accade realmente, l’ultimo battito e l’ultimo respiro. Nel boschetto si muore ancora, di droga, di disperazione… di indifferenza. Non riesco a rassegnarmi.”

Commenta con amarezza il capogruppo di Forza Italia in Regione, Gianluca Comazzi “La politica ha il dovere di mettere in campo il maggior numero di interventi possibile per risanare quest’area, la più grande piazza di spaccio del Nord Italia. In sinergia con le autorità e le associazioni occorre agire su tre fronti: quello della sicurezza, intensificando il numero di agenti presenti sul posto, quello della rigenerazione urbana, sulla scia di quanto è stato già realizzato da Italia Nostra e quello socio – sanitario, affinché vite perdute come quella del giovane italiano deceduto oggi possano essere recuperate tramite percorsi di recupero e reinserimento sociale. A prescindere dal colore politico e dall’ideologia – conclude – dobbiamo tutti intensificare gli sforzi per riqualificare il “boschetto”, ciascuno agendo nel suo rispettivo ambito di competenza. Questo tipo di interventi devono essere una priorità della politica e delle istituzioni”.

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