Sala promuove i suoi luoghi del cuore e lancia un sondaggio da promoter professionista

Milano

I luoghi del cuore sono avvolti nei ricordi, nell’atmosfera di un tempo felice, sospesi nel mondo di un vissuto sfumato come la memoria o vivo come la realtà. Non si scherza con le emozioni. Non si scherza con ciò che appartiene all’anima e sa ridere o piangere. Sala lancia un sondaggio per scoprire quali siano per i milanesi i luoghi più amati con il piglio del venditore sicuro, magnificando la Milano “bella”, attrattiva, culturale. E la sua  sembra un’elencazione da promoter, che esalta le indubbie qualità artistiche della città, ma dove è il cuore? Quella sensazione di essere unici, nella folla, in quell’angolo tagliato da una luce liquida, con una voce nella testa che vorrebbe ancora.. Sala sceglie tre luoghi: la Chiesa di San Satiro del Bramante, la Sala delle Asse di Leonardo da Vinci al Castello Sforzesco e la Torre Branca di Giò Ponti. Luoghi indubbiamente artisticamente emblematici che scaldano l’orgoglio di una rappresentatività di assoluta qualità, ma dai muri stanchi, di una casa popolare stanca, il passo lento di chi ha vissuto, sbriciola i suoi ricordi negli angoli profumati da sere vissute là, dove i Navigli si vestivano d’ocra al tramonto ed era intimo ed universale quel canto insieme. Ma Sala non l’ha mai sentito quel canto. E neppure ha ascoltato le chiacchiere a Brera, in quel lungo indugiare notturno, che esaltavano progetti e speranze. Una Brera che raccontava ogni sera la vivacità di un futuro a misura d’arte. Era la vita forse dei semplici senza barriere sociali, culturali, etniche. Alda Merini ascoltava il suo Naviglio Grande che borbottava le storie dei barboni, all’osteria dove una stretta di mano era una promessa. Cantava Nino Rossi “Grand Hotel, grattaciel, la Metropolitana, /Supermercaa, gran via vai, autobus e tramvai e la gent a fiumana Ma in de ‘sto gran polpetton/,a se salvaa amò on canton,/L’è ch’el fettin de città,/che la gent milanes a ghè pias ritroà, /Sottobrascett per la veggia Milan /in doe tutti i casett gh’an al massim  tri pian,/ Piccol finester coi bei vas de fior /ornaa de tendin coi disegni a  color./Vegg costruzion senza celebrità /che senten de notte ‘l navili parlà, /ai milane se ‘lghe manda on appel /fee no sparì ‘sto canton insci bell.”

E l’appello è per un Sindaco che ha reso ibrida di degrado la bella Milano.

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