Il lungo salto delle elezioni

Attualità

Da un sondaggio Winpoll di Venerdì una larga maggioranza dei cittadini vuole elezioni anticipate. Se non altro, perché questo teatrino dell’assurdo avrebbe anche stufato. E se ha stufato noi che di politica ci viviamo, figuriamoci il pensionato che guarda il tg delle 20. C’è, però, un piccolissimo problema. Tra noi e le elezioni c’è il Colle. Intendiamoci, non intendiamo fare polemica con il presidente Mattarella, che ha dalla sua alcune innegabili ragioni, che a breve vedremo. Però, ci consenta, Presidente, qui qualcuno ha un’idea differente. Tipo il sottoscritto, ad esempio. Per cui, pacatamente, analizziamo la situazione.

L’8 Settembre, data fatidica se mai ve ne fu, ci sarà l’ultimo voto sulla riforma che riduce di un terzo i Parlamentari. Riforma utile quanto un telegrafo sulla stazione spaziale internazionale. In ogni caso, una volta approvata, si potrebbe dover tenere un referendum. Che verrà probabilmente chiesto. Da chi non è chiaro, ma qualcuno lo chiederà. Forse addirittura gli stessi Grillini che cercheranno il plebiscito. Da qui parte il calendario: 90 giorni per chiederlo, 90 per convocarlo. Sono 6 mesi. Oltre ai 60 per farlo. Sono otto mesi mesi. Siamo ad Aprile. Con un minimo di melina anche Maggio. Prima di questa data, se venissero sciolte le Camere, verrebbero rieletti in 900 e rotti. E questo Mattarella vuole evitarlo a tutti i costi, per rispetto alla volontà del Parlamento.

Come vedete non sono idee campate in aria. Ma sono idee, in ogni caso pericolose. Se così stessero le cose si rischierebbe di nuovo la chiusura della finestra elettorale. E di votare nel 2021. Il tutto con un governo che non si sa se arriverà intero a domattina. Figuriamoci ai prossimi due anni. Con due finanziarie in mezzo. Con un’Europa sempre più stufa dei nostri magheggi contabili. Siamo sicuri che il rispetto, certamente dovuto, alle Camere, sia sufficiente a giustificare un danno gravissimo al Paese? Io credo di no. Credo anche che, sicuramente in terzo piano rispetto alle ragioni qui esposte, ci sia sempre un retropensiero volto ad una maggioranza giallo rossa che sostenga un Conte bis. Con Zingaretti e Di Maio felicemente uniti in un’alleanza paradossale.

E questa sarebbe una disgrazia sia per il paese che per la credibilità del Parlamento. Che per nascere, però, avrebbe bisogno soprattutto di tempo. Due anni, ad esempio, senza elezioni in mezzo. Se si dovesse realizzare questo disastro, occhio a non dare la colpa a Mattarella. Il principale colpevole sarebbe il Dj di Milano Marittima, al secolo Matteo Salvini, che non ha rotto quando avrebbe dovuto. Forse per non prendersi il rischio del potere. Forse per non perdersi l’ultimo drink al Papeete.

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