Il centro commerciale più grande di Brescia, costruito tatticamente alle porte della città perde un altro pezzo. H&M non ha rinnovato la convenzione e Domenica scorsa ha chiuso. Dopo Zara non è stato un colpo inatteso. Ma da cosa dipende la crisi? Ci sono due principali filoni da tenere in considerazione, uno di trend nazionale ed uno locale.
Trend Nazionale
Come riportato dal Sole 24 Ore: Se la “crisi” fuori esiste diviene necessario comprendere come i centri commerciali (il mondo retail in generale) la affrontano e quali sono i rischi connessi. “948 i centri commerciali attivi in Italia (rispetto ai 947 del 2017, con 10 chiusure e 9 aperture), cui vanno aggiunti 180 retail park (erano 172) e 30 outlet (erano 31)”, numeri dell’Osservatorio Confimprese-Reno presentata lo scorso 12 ottobre. Un totale di 1.158 strutture con 79 progetti entro il 2022, di cui 38 centri commerciali. “Nel tempo il retail è diventato autoreferenziale”, dice Gian Enrico Buso, partner di Reno, “ed è prevalsa un’omologazione dell’offerta a livello globale in nome del primato dei volumi. L’online è un fenomeno inesorabile, un’alternativa di consumo, anche se l’Italia sconta un ritardo rispetto alle economie anglosassoni”. Spiega Buso. Il tema dei servizi e l’ingaggio del tempo di “qualità” del cliente/utente è un tema comune a tutte le realtà che orbitano e compenetrano i centri commerciali.
Problemi locali
Non nascondiamoci dietro un dito, il centro ha avuto alcuni gravi problemi. La proprietà non ha mostrato, particolarmente negli ultimi anni, di avere una linea particolarmente chiara di sviluppo. Anche adesso, con la possibilità di cessione ad un partner Inglese, non è chiarissimo cosa si voglia farne dei 50 negozi, circa, ancora aperti. Che pochi non sono. È un problema che si trascina dall’apertura di Elnòs e non pare essersi attenuato di recente. Detto questo, non si può scaricare sulle loro spalle tutta la colpa.
Non è colpa loro, ad esempio, se il degrado in zona si è allargato a macchia d’olio negli ultimi anni. Né è attribuibile a loro il fatto che il comune abbai di fatto cancellato, dall’elenco dei luoghi dove fare manifestazioni, la piazzetta antistante. In sostanza il problema è generale, e non si ferma al centro commerciale.
Il commento
“La crisi del centro commerciale Freccia Rossa è una criticità per l’intera città di Brescia” commenta il Consigliere Regionale di Forza Italia Gabriele Barucco “Uno dei principali fattori che hanno portato all’attuale situazione è la gestione della sicurezza in Stazione. L’assenza di una politica di controlli di prossimità, di politiche di prevenzione e di presidi fissi e mobili ha reso la zona impraticabile per una grande fetta di clientela. La scarsità di eventi pubblici nell’antistante piazza ha esacerbato la situazione. In sostanza, l’intero comparto prevenzione è stato lasciato agli esercenti, caricandogli sulle spalle i relativi costi di vigilanza privata. Questo deve cessare per consentire il rilancio del Freccia Rossa. Altrimenti non ci sarà compagnia, fondo o società straniera che tenga: rischiamo il disastro”
Come riassume il Consigliere Barucco, a questo punto l’unica cosa da capire è se pubblico e privato riusciranno a collaborare per consentire il rilancio o si aprirà un gigantesco buco nero alle porte della città. Ed è uno scenario da incubo.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,