Dal 1984 sono nati 22.633 bambini grazie all’aiuto del suo centro
Amava ripetere che la sua luce era «ridare il sorriso alle mamme». E non era un modo di dire: per lei, che perse la vista a poco più di vent’anni, fresca madre della primogenita, la felicità delle donne, soprattutto di quelle che all’inizio della gravidanza erano troppo spaventate per dire “sì” alla loro creatura, e la vita dei bambini era davvero tutto. A loro ha dedicato la sua intera esistenza.
Paola Marozzi Bonzi è scomparsa nel tardo pomeriggio di venerdì in ospedale a Brindisi, dove si trovava in vacanza con il marito Luigi, dopo una breve malattia che l’ha portata rapidamente e inaspettatamente in coma. Aveva 76 anni, era madre di due figli e nonna di quattro nipoti. A Milano nel 1984 aveva fondato il primo Centro di aiuto alla vita che abbia mai potuto trovare sede in un ospedale, in quella clinica Mangiagalli in cui passano migliaia di donne ogni anno, tante con un carico di difficoltà e di dolore.
Ne era ancora oggi la direttrice; pochi giorni fa aveva firmato la newsletter di luglio del Cav. «Fiocchi azzurri, fiocchi rosa. Sono la nostra gioia e il motivo per cui ci impegniamo». E poi lo strabiliante numero di bambini salvati dall’aborto dal 1984 ad oggi, nati grazie a un incontro con la stessa Paola o con uno degli altri operatori del Centro di aiuto alla vita: 22.633 che oggi crescono e vivono grazie a un “sì” coraggioso e alla vicinanza dei volontari.
Paola Bonzi, nata nel Mantovano nel 1943 ma da sempre vissuta a Milano con la famiglia, era una educatrice. Al diploma magistrale sono seguiti specializzazioni per insegnare ai bambini con ritardo mentale, poi corsi per consulente familiare e quattro anni d’Istituto superiore di scienze religiose. Ma l’insegnamento non era abbastanza, per questa indomita donna che ha convissuto con la cecità senza troppi fardelli.
Negli anni successivi all’entrata in vigore della legge sull’interruzione volontaria della gravidanza (1978) come altri operatori del Movimento per la vita in Italia, Paola si attivò per stare accanto alle donne: erano anni difficili, in cui la presenza dei volontari era mal tollerata. Ma lei non si fermava davanti a nessuna difficoltà. Mancavano i fondi per aiutare concretamente le donne? E lei lo gridava ai quattro venti, pubblicava appelli sui giornali, minacciava (senza mai crederci davvero) di chiudere il centro, richiamava le istituzioni alle loro responsabilità. E alla fine i soldi spuntavano. Per la sua abnegazione le era stato assegnato l’Ambrogino d’oro, la più prestigiosa benemerenza civica milanese.
«Un’intera esistenza, la sua, dedicata solo ed esclusivamente ai piccoli, spesso indesiderati; una vita intera – la ricorda Marina Casini Bandini, presidente nazionale del Movimento per la vita – nell’ascolto quotidiano di donne e future mamme in difficoltà; un servizio portato avanti in prima persona, con grande determinazione e infinito amore”.
“Paola ha vissuto ascoltando e abbracciando prima le mamme e poi i loro bambini – aggiunge una nota del Cav di Milano -. Ha vissuto spendendo tutte le sue energie per il Cav Mangiagalli. Ha scritto libri e ha amato raccontare con passione le tante storie di bimbi e mamme incontrate in oltre 34 anni di impegno. Paola ha vissuto senza mai abbattersi di fronte agli ostacoli, spesso enormi, che la vita le ha posto di fronte. E ha fatto tutto questo avendo sempre chiaro l’obiettivo: accogliere e custodire la Vita nascente come il più bello e prezioso dei doni».
Paola Bonzi era presente anche sui social: dalla sua pagina Facebook fino a pochissimi giorni fa raccontava le storie di bambini salvati e si preparava a festeggiare il 35esimo compleanno del Cav Mangiagalli, il prossimo autunno. «Non siamo solo invecchiati in questi anni – scriveva il 29 luglio –, siamo diventati anche persone diverse che non possono più vivere solo per sé stesse e per la propria famiglia, ma che hanno acquisito la sensibilità di chi avvicina il dolore degli altri. L’avventura è stata meravigliosa e non può finire. La Vita è Amore. Restiamo insieme, continuando a pensare alla nostra missione, costruendo così il Futuro». Sembra davvero una profezia.
Antonella Mariani (Avvenire)
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