Milano era Milano con i sogni intatti di chi arrivava, il naso all’insù a respirare le torrefazioni di caffè, le brioches appena sfornate, il risotto fumante e quella cantilena, al mattino, i negozianti che si salutavano, sulla soglia di un giorno tutto da vivere. E nella frenesia del lavoro, c’era quell’angolo, quella panchina per ciciarare un po’: un gossip di quartiere, di vicinato, si direbbe adesso. Una risata d’ironia, un vestito strausato, le forcine che snodano i capelli e quel vivere il tempo un po’ come viene. Era la Milano dei Milanesi con il profumo delle stagioni, di una notte stellata. L’inferno di oggi è la puzza vagante offerta dai rifiuti, le ombre nere in agguato, il presagio continuo di un imprevisto. La narrazione di ogni giorno racconta blitz (anche ieri in Stazione Centrale) con relativi arresti, immigrati spesso clandestini con un coltello in mano per aggredire passanti e conducenti dei mezzi pubblici, stupri, furti. Milano è soffocata dal degrado, è vissuta come ricettacolo di illegalità, con le zone franche inaccessibili, con la violenza che tenta di neutralizzare anche le Forze dell’Ordine.
Di chi è veramente Milano? Del folklore arrogante dei Rom? Della loro silenziosa arte di borseggio, soprattutto in metropolitana? Degli spacciatori ipocriti e ruffiani che tornano a spacciare, dopo un brevissimo giudizio e poi tornano liberi?
Una volta si guardava Palazzo Marino e si pensava “Là lavora il Sindaco che provvede anche per me”. Oggi il Sindaco pensa anche agli indifesi, se permette che chi è arrivato diventi padrone di Milano? Questa sembra una città aperta semplicemente al degrado.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano