In questa serie di articoli vogliamo darvi una visione per quanto possibile chiara di quanto è successo e, con un po’ di fortuna, di quanto accadrà. Un’avvertenza, per quanto riguarda il futuro: le previsioni scadono con cadenza di dodici ore. Quello che è valido la mattina, raramente ammirerà il tramonto. Partiamo, quindi, da lidi sicuri. Le forze in campo.
Salvini ed i suoi
Doveva cogliere di sorpresa tutti e provocare un veloce ritorno alle urne. Avrebbe dovuto. Avrebbe voluto. Non ci è, a tutta evidenza, riuscito. Sì, ha colto molti di sorpresa, ma le urne sono sempre state solo una delle ipotesi. Peraltro, il postulato, nemmeno tanto celato, era correre da solo. O quanto meno senza Forza Italia. Anche questo, ieri, è saltato. Matteo si è reso conto che, a fare tradire per la seconda volta, il massimo che avrebbe ottenuto sarebbe stato di non votare affatto. Quindi ritorna il centrodestra. Repubblica parla di seggi in eccedenza che verranno concessi. Io ho dei seri dubbi sarà un’elemosina. Ma vedremo. Intanto, l’esercito verde è armato per una guerra che ancora non si vede all’orizzonte. L’unica cosa che sta succedendo è una campagna al sud molto più dura di quanto previsto.
Di Maio ed i suoi
Non l’hanno presa granché bene. Sia nell’etere, dove sono più forti, che nelle spiagge, dove hanno inaspettati alleati rossi è in atto una guerriglia sfiancante contro Salvini. Il Matteo balneare sperava in un giro di applausi sotto il solleone. Si è preso fischi, sputi e gavettoni ad ogni passo. Ma per i grillini questo è solo l’inizio. La loro carta è un governo. Non di scopo. Di vendetta. Non ve lo diranno mai, ma oltre a finanziaria e taglio dei Parlamentari, nel menu ci sarà anche l’assenso a qualsiasi richiesta della magistratura riguardi Salvini. Da Savoini agli immigrati tenuti in mare come ostaggi. E questa idea di esecutivo punitivo non ha un orizzonte di sei mesi, ma punta dritto al 2022, data di elezione del Presidente della Repubblica. C’è un solo dettaglio. Di Maio non avrebbe parte in tutto questo. Basterà questo a farlo saltare?
Zingaretti
Non ci siamo dimenticati “i suoi”. Perché le sue truppe sono, più precisamente, di Franceschini. Cosa vogliono fare i nostri? Non è chiarissimo. Prima dialogano, poi non lo fanno. Prima aprono, poi socchiudono. L’esecutivo di vendetta li tenta, ma è anche un’opzione elettoralmente suicida. Solo che la posizione del “voto subito” rossa ha delle inerenti debolezze. La prima è che non ha delle radici ideali. Non ne ha nemmeno la facciata, invero. Quindi non reggerà ad un assalto del Colle. Quello che può fare Zingaretti, e lo sta facendo sottobanco tramite il fido Bettini, è chiedere il governo fino al 2023, a Lega disinnescata. Nella speranza che questo uccida il suo nemico. Che si chiama Matteo. Il cognome, curiosamente, si scrive Salvini, ma per una bizzarria linguistica, si legge Renzi.
Renzi e amici
Repubblica oggi tasta il terreno: come la prenderebbe l’intellighenzia liberal una scissione al centro del PD guidata da Renzi? Perché, nel marasma, l’unico leader da quelle parti, resta lui. Ferreo nelle sue duttilissime convinzioni, Matteo sa adattarsi. E così passa con nonchalance da #senzadime a #conme. La tattica è semplice: due cose vuole, o il voto subito, perché salverebbe il grosso dei fedelissimi, o governo a 2023, perché fonderebbe e farebbe crescere un suo partito. Quindi chiede di fare un governo di scopo fino a Primavera. Perché? Perché sa che non glielo concederanno mai. Quindi scongiura l’unica ipotesi che lo danneggerebbe davvero, visto che Zingaretti fa sempre il contrario di quello che vuole lui. Quando sia in programma l’esorcismo per far uscire D’Alema da Matteo non è ancora dato sapere.
Forza Italia
Ci davano, come spesso avviene, per morti. Solo che, in politica, non si governa coi sondaggi. Ed eccoci qua, più vivi e centrali che mai. Intanto, se la Lega vuole buttare giù Conte deve chiederci per favore. Secondo, quel favore deve avere una contropartita elettorale. Pesante. E la prima condizione è che Toti si trovi qualcos’altro da fare. La seconda è che non si facciano coalizioni senza di noi. Altrimenti, con molta serenità, arriveremo al 2023. E se questo succederà dipenderà, in buona parte da Arcore. Non male, per dei morti, eh?
Fratelli d’Italia
Una strategia oculata quella della Meloni: ha caricato e sta caricando la qualunque di gente che vuole una poltrona, senza poltrone da distribuire, se non in caso di elezioni. E senza garanzie che sarà il partner privilegiato. Adesso ha una nave carica, un mare in tempesta e viveri razionati. La ricetta ideale per un ammutinamento, se la storia ci insegna qualcosa.
Il PDNV
Il Partito del Non Voto, al momento tace. Ma non per questo non lavora. Oh, se lavora. E se solo Venerdì, il suo operato sembrava irrilevante, oggi è lunedì. E lo vede alla ribalta.

Giornalista pubblicista, opera da molti anni nel settore della compliance aziendale, del marketing e della comunicazione.