L’Italia in Crisi: Il trucco di Salvini

Attualità

In questa serie di articoli vogliamo darvi una visione per quanto possibile chiara di quanto è successo e, con un po’ di fortuna, di quanto accadrà. Un’avvertenza, per quanto riguarda il futuro: le previsioni scadono con cadenza di dodici ore. Quello che è valido la mattina, raramente ammirerà il tramonto. Ieri sera ha retto la linea giallorossa. Conte sarà sfiduciato il 20 Agosto. Forse. L’altra ipotesi è che Salvini cerchi una soluzione per votare comunque ad Ottobre, ma questo presupporrebbe un altro cambio al volo di calendario. Anticipando il voto sul taglio dei Parlamentari e posticipando la sfiducia. Non pare che il clima sia favorevole per questi giochi di fumo. Ma chi lo sa.

Salvini ed i suoi

Senza il Rosario in mano, la sua retorica risulta un po’ sbiadita. Ma ieri Salvini in Senato ha recuperato subito passando con nonchalance dall’iconografia cattolica a quella laica. Dal Cuore Immacolato di Maria a Borsellino. Comunque il miracolo non pare si avvenuto. La crisi sit rascina per un’altra settimana, verso la fine asfittica che prevedevamo. In sostanza: Salvini propone lo scambio crisi-taglio dei parlamentari. Ma per riuscirci, dovrebbe votare prima quest’ultima. Ad oggi il calendario non lo consente. E se anche convincesse la Casellati a concedere lo scambio, Fico si metterebbe in mezzo. E tutto con il Colle che fa sapere che per sei/sette mesi dopo l’approvazione della riforma non farebbe votare. Questo per consentire di svolgere il referendum confermativo e far entrare in vigore davvero la riforma. Quindi, ad oggi, non gliene è andata bene una. Vedremo dopo Ferragosto se qualche nuovo santo, divinità, Loa gli farà la grazia.

Di Maio ed i suoi

Smascherano senza indugio il vecchio alleato, facendolo prima umiliare. Ottengono l’ok sulla riforma della Costituzione, ma non cadono nella trappola. Tanto quel taglio lo porteranno a casa comunque, glielo ha promesso anche Renzi. Col PD non è ancora amore, ma non è già più odio. Insomma, si procede spediti verso il governo giallorosso. Che, probabilmente, prevederà il sacrificio di Di Maio. Ma il governo val bene un bibbitaro.

Zingaretti

Premio miglior attore non protagonista, autorizzato da una conferenza stampa di Renzi a trattare a nome del partito. E suo. Suo di Renzi. Che ormai si muove come uno strano ibrido tra un capo partito ed il fondatore di qualcos’altro. Insomma, Zingaretti non si capisce cosa comandi e quanto conti. Sarà comunque lui a trattare con i 5 Stelle. Ricordiamo che le altre volte non andata benissimo ai segretari del PD. Renzi lo sa ed infatti lo manda a logorarsi, sperando in uno rapido smaltimento del rivale, cui non ha ancora perdonato la successione.

Renzi e amici

Alle 16 di ieri apre una conferenza stampa nel suo pieno stile. Perdona magnanimamente gli insulti ricevuti dai Grillini e benedice il Governo. Così, se nascerà davvero, sarà suo il merito. Se non nascerà la colpa sarà degli altri. Ed in ogni caso i dettagli tecnici, laddove il Diavolo si annida, se li sbrigherà Zingaretti, ridotto a mera figura tecnica. Non c’è nulla da fare, nel caos generato dal colpo di mano fallito di Salvini è l’unico a reggere il pallino. Come finirà è ancora ignoto, di sicuro il voto a posporre la sfiducia se lo intesta. E temo che, dopotutto, non abbia nemmeno così torto.

Forza Italia

Tra le balzane idee che la giornata di ieri ci ha riservato, c’è stato anche il tentativo di Salvini di mangiarsi il Partito. L’accordo doveva essere che non avremmo presentato il simbolo, che Silvio non avrebbe corso proprio e che Salvini avrebbe deciso i candidati. Ovviamente gli è stato riso in faccia. È indicativo però del totale distacco del Capitano dalla realtà di Palazzo. Il Papeete ti fa prendere certamente voti, ma non aiuta a capire gli umori dei tuoi colleghi. Intanto il Presidente Casellati ha fatto il suo dovere, dando ogni opportunità a Salvini di salvarsi. Più di così non si poteva pretendere.

Fratelli d’Italia

Propongono di votare la sfiducia subito dopo le dichiarazioni di Conte. Che avverranno il 20. Poi però votano contro se stessi. Dadaismo da ultimi giorni prima dell’Apocalisse.

Il PDNV

Brinda e torna in vacanza Ci si vede settimana prossima, con tutta calma per prendere atto che loro, il partito del non voto, sono gli ultimi ad aver vinto.

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