Cosa insegna l’apparente vuoto di potere che prepara la difficile scommessa di Matteo Salvini, leader di quel manzoniano volgo disperso che ha risollevato la testa e meriterebbe di avere dal Quirinale l’incarico esplorativo per guidare un nuovo governo o, piuttosto, sfiducia permettendo, il voto in ottobre? Insegna che se non hai in mano il bastone i cani ti mordono.
Non è cambiato nulla dal giorno in cui il maggior azionista del Governo Conte si è convinto (forse con qualche ritardo? Poco male, ora si è convinto) che governare coi “bibitari” è come trasformare in un brutto film la fiaba del pifferaio di Hamelin nella versione originale. Che non prevedeva il lieto fine, giacché, dopo un’epopea da acchiappatopi e spazzacorrotti, il pifferaio magico conduceva i bambini del paese di Hamelin in una caverna nella quale venivano chiusi per sempre.
Un mezzo sempre da cavernicoli lo abbiamo già sperimentato. E i pifferai li conosciamo bene. Altro che Salvini. Travaglio che sta al desco di pubblici ministeri e giudici da vent’anni e con le carte delle inchieste pagate con i soldi dei contribuenti si è fatto un’impresa commerciale che vale miliardi. I Merlo, le Gabanelli, gli Stella e i Rizzo, le belle firme dei giornaloni con relativi editori che non fanno quotidiani, ma fanno finanza e multinazionali, ergo hanno tutto l’interesse a ingrassare i cani e a farsi lasciare in pace dai carabinieri delle mani pulite, a cui è stato dato il potere e un mucchio di soldi per sparare sistematicamente contro la Casta parlamentare, mentre le Caste vere, quelle dei non eletti e di quel migliaio di sconosciuti Grand Commis romani (banchieri, ministeriali, quirinalisti, avvocati e magistrati e parrucconi di alte corti) spadroneggiavano nei poteri, commerci e speculazioni.
Luigi Amicone (Tempi)
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