Era in evidente stato di alterazione il 29enne egiziano che domenica, intorno alle due di pomeriggio, si è presentato al cimitero di Lambrate, avvicinando il custode, un italiano di 53 anni, con la scusa di chiedergli una sigaretta. Solo qualche attimo dopo però lo ha colpito prima con un manico di scopa, rubandogli cellulare e catenina d’oro e poi con una spranga, con la quale ha aggredito un secondo custode e distrutto tutto quanto poteva all’interno della guardiola e dello spogliatoio: vetri, porte e arredi.
Finalmente l’egiziano, senza documenti e irregolare in Italia, è stato fermato dai carabinieri che hanno dovuto chiedere rinforzi ai colleghi della Radiomobile per aver ragione dell’esagitato.
Anche una volta bloccato e fatto sedere in una delle gazzelle, il 29enne non ha placato la propria furia, iniziando a tirare calci allo sportello posteriore della macchina, distruggendo il finestrino laterale e provocando diversi danni alla carrozzeria.
Con molta fatica, il giovane è stato trasferito in codice giallo all’ospedale Fatebenefratelli dove è risultato essere sotto effetto di cannabinoidi. Dimesso dopo poche ore, l’egiziano è finito in camera di sicurezza in attesa del processo per direttisima.
L’egiziano è accusato di rapina, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato. I due custodi malmenati fortunatamente hanno riportato solo lievi ferite.
L’assessore alla Sicurezza di Regione Lombardia, Riccardo De Corato, commentando l’arresto del 29enne esagitato, ha rimarcato che l’uomo dovrebbe essere rimpatriato in Egitto. “Le prime domande che sorgono spontanee sono: cosa ci fa qui e come mai è libero di girare indisturbato sul nostro territorio un irregolare senza documenti e con precedenti?”, si chiede l’assessore “La speranza è che sconti l’intera condanna senza riduzioni. La magistratura italiana è spesso clemente con gli stranieri che delinquono. Sarebbe meglio che il delinquente fermato ieri (domenica ndr) venisse rimpatriato e scontasse la pena in Egitto dove probabilmente non sono clementi come qui”.
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