Non si può, per ora, dirlo in pubblico, ma di Di Maio deve morire. Politicamente, si intende. Lui vivo, questo governo non nascerà mai. È come nelle antiche religioni naturalistiche, tipo quella Druidica. L’anno vecchio va bruciato perché quello nuovo nasca. In Veneto questa tradizione resiste ancora ed il giorno dell’Epifania si brucia la vecchia. Ma tradizioni simili sono un po’ ovunque in una penisola in cui il Cristianesimo è arrivato presto, ma alcune radici le ha solo modificate, invece di sradicarle. A breve Di Maio avrà il privilegio di vivere tutto questo intenso simbolismo sulla sua pelle. Anche se non pare né felice né particolarmente ansioso di vivere questa bellissima esperienza rituale.
Le ultime trentasei ore sono da leggere in questo quadro. Giggino lo realizza l’altro ieri mattina. Il ragazzo sarà anche splendido come tutti i colleghi a cinque stelle, ma non brilla per acume. Quando ha questa subitanea rivelazione, ha un moto di stizza. Nemmeno l’autocontrollo, la sottigliezza e l’astuzia sono proprie dell’ex bibitaro. Così nel pomeriggio di due giorni fa, alla fine delle consultazioni, prova a far saltare tutto. D’altronde era sentire comune che la trattativa fosse fragile, pronta alla rottura per qualsiasi respiro fuori posto. Così Di Maio si presenta con un maglio, sorride, e comincia a tirare colpi da orbi. Andrà tutto in pezzi raddoppiando i punti ed escludendo compromessi, no? No. Per niente.
La lezione di Salvini non gli ha insegnato nulla. Esistono forze in politica che agiscono ed orientano i comportamenti al di là delle individualità. Sono correnti misteriose generate da mille individualità che hanno interessi comuni, oltre che personali. Ed in questo momento la principale è che nessuno vuole votare. Nemmeno la Lega. Quindi i colpi di maglio si sono abbattuti su qualcosa che pareva cristallo, ma che in realtà era più duro dell’acciaio. Conte è andato da Mattarella e per due ore ha discusso le modalità del sacrificio del figliol prodigo. Grillo ieri sera ha dato il beneplacido al sacrificio. Intanto ieri pomeriggio le delegazioni avevano ricominciato a consultarsi. Come se niente fosse accaduto.
Ed è questo ad essere davvero deleterio in politica. Il come se niente fosse. Quando prendi un maglio e ti butti contro qualcosa, se il mondo attorno a te ti ignora c’è un solo motivo: devi essere un fantasma. Tipo nel film Il Sesto Senso. Di Maio credeva di essere circondato da morti e moribondi. Quando, in realtà, stavano tutti benissimo. Tutti meno che lui. Che ancora si aggira per i Palazzi. Ma sta solo aspettando l’inevitabile esorcismo. E la crescente ieraticità di Conte è solo l’ultimo, inquietante, segnale che alla cerimonia manchi sempre meno.

Giornalista pubblicista, opera da molti anni nel settore della compliance aziendale, del marketing e della comunicazione.