IL GOVERNO ITALIANO APPESO ALL’ESITO “ROUSSEAU”

Attualità

Mentre è ancora in corso, da ormai più di una settimana, la trattativa per il governo giallo-rosso, nella giornata odierna gli iscritti al Movimento 5 stelle voteranno sulla piattaforma Rosseau dalle 9 alle 18. Chiaro e semplice è il quesito (“Sei d’accordo che il Movimento 5 stelle faccia partire un governo, insieme al Partito democratico, presieduto da Giuseppe Conte?”).

Non è la prima volta che il Movimento consulta ed affida alla rete la scelta sulla formazione di un esecutivo. Anche un anno e mezzo fa venne consultato il popolo grillino per l’assenso sul governo giallo-verde.

Tuttavia si registrano alcune polemiche sulla formulazione del quesito attuale che, a differenza del precedente, contiene espressamente il nome del partito con cui il Movimento dovrebbe allearsi (invece il nome Lega era assente nel precedente). Inoltre nella risposta, come prima opzione campeggiava il NO, prima della correzione (mentre nel precedente compariva il SI). Si tratta di dettagli, ma forse non proprio involontari. Infatti sono parecchi i 5 stelle contrari all’accordo, in primis Paragone, il quale in un tweet di ieri sera citando Vasco Rossi ha ribadito il suo no (“C’è chi dice no!”), facendo infuriare la rockstar più famosa d’Italia.

Pare che sia il garante (o almeno in teoria) Beppe Grillo il fautore di quest’alleanza con il PD, contro la volontà di Casaleggio e di Di Maio, da Grillo bacchettato sul blog quattro volte (“sono esausto”, richiesta ministri tecnici, sarcasmo sui venti punti di DI Maio, evocazione dei mediocri).

Al di là delle divergenze di vedute resta singolare e preoccupante che il governo della settima potenza industriale venga deciso mediante una consultazione online su una piattaforma che è elemento di una società privata, il cui esito è indipendente da qualunque controllo e su cui non si ha certezza di eventuali influenze. Inoltre si rischia di vanificare l’azione del capo dello stato. Se la piattaforma infatti si pronunciasse in senso negativo ore di consultazioni sarebbero state sprecate. Paradossale è il fatto che il premier sarebbe comunque un personaggio non eletto dal popolo, come avviene in Italia dal dopo-Berlusconi.

Per cui possiamo constatare che in Italia stanno delinenandosi tre concezioni di democrazia: la repubblica parlamentare, grazie alla quale sono sorti (legittimamente in base alla Costituzione ma mai come frutto di una consultazione popolare) i governi successivi a Berlusconi con il PD sempre al governo ad eccezione del governo Conte, quella di democrazia diretta avanzata dai grillini (referendum propositivi e consultivi, piattaforma Rosseau, concezione di inutilità del Parlamento) e la repubblica presidenziale, riforma auspicata dal centro-destra da anni ed anni che garantirebbe un primo ministro eletto direttamente dal popolo, maggioranze che sono riflesso della volontà popolare, impossibilità di accordi sotto banco.

Purtroppo nella odierna realtà della repubblica parlamentare è possibile avere la sinistra al governo con una destra al massimo storico di consensi, un presidente del consiglio che è artefice del governo più di destra della storia repubblicana e (dall’oggi al domani) di un governo più a sinistra della storia repubblicana, è possibile accusare di fascismo i leghisti che chiedono le urne anticipate, e prendere per democratici i renziani e la sinistra, che le evitano anche al costo di governare insieme a ciò che per loro sono stati il male assoluto, i grillini. L’unico del PD ad aver capito che tale convinzione sia erronea, anche perchè rafforzerebbe Salvini e non farebbe maturare un sentimento di auto-responsabilità del popolo, sembra essere Calenda.

 

Andrea Curcio

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