“Parafrasando un famoso aforisma di Gioacchino Rossini, si potrebbe dire che c’è del bello e c’è del nuovo nel programma di Governo Movimento Cinque Stelle-Partito Democratico appena sottoscritto. Peccato che il bello non sia il nuovo e che il nuovo non sia il bello. E, soprattutto, non contenga un numero. Particolare non secondario per un partito, come quello democratico, che accusava i suoi nuovi compagni di governo di non fornire mai cifre sulle coperture. Abbiamo speso del tempo per cercare di capire quale sia la politica economica e sociale contenuta nei 25 punti di programma, ma dalla lettura del documento traspaiono confusione e contraddizioni continue. Riportiamo di seguito le più evidenti:
Al punto 1) il governo giallorosso elenca una lunghissima serie di misure economiche da finanziare nella nuova legge di bilancio: neutralizzazione dell’aumento dell’IVA, misure a sostegno di famiglie e disabili, politiche di contrasto all’emergenza abitativa, misure di riduzione della burocrazia, semplificazione, più risorse per la scuola, l’università, la ricerca il welfare. “Tutte le previsioni saranno comunque orientate a perseguire una politica economica espansiva, in modo da indirizzare il Paese verso una solida prospettiva di crescita e sviluppo”, chiosa il testo. Ma, attenzione! Tutta questa lista della spesa sarà finanziata “senza mettere a rischio l’equilibrio della finanza pubblica”, che poi, secondo l’articolo 81 della Costituzione, è rappresentato dal pareggio di bilancio. Quindi, il nuovo Governo vorrebbe far credere di essere in grado di aumentare esponenzialmente spesa pubblica e deficit senza effetti sul bilancio dello Stato. Un vero miracolo. Nessuno nella storia ci è riuscito finora. Tanti auguri.
Al punto 2) si scrive di aver bisogno di “un’Europa più solidale, più inclusiva, soprattutto più vicina ai cittadini”. Non è per caso la stessa Europa che il Movimento Cinque Stelle voleva distruggere, o mandare a casa, come strillava Luigi Di Maio non più tardi di un anno fa, quando alleato con la Lega di Matteo Salvini prendeva in giro il presidente Juncker? Il punto 4) è una accozzaglia di proposte tra le più disparate e contraddittorie in tema di lavoro, dal taglio del cuneo fiscale al salario minimo, alla tutela delle professioni ma al contempo dell’aumento della concorrenza. Impossibile capire quale politica del lavoro emergerà da questa sintesi tra posizioni così opposte, se non che ci sarà un salasso per le imprese. Abbiamo rinunciato a capire. Del punto numero 12) non si può far nient’altro che ridere. Vedere il Movimento Cinque Stelle, che ha sempre impedito la realizzazione di qualsiasi opera pubblica, scrivere ora di progetti infrastrutturali da finanziare, è una contraddizione in termini.
Il punto 17) è quello più infido e preoccupante per le tasche degli italiani. Sia perché, letto congiuntamente all’aumento di spesa previsto dal punto 1), rende impossibile il raggiungimento di qualsiasi equilibrio di finanza pubblica più volte evocato, sia perché la revisione delle tax expenditures lascia presagire una bella stangata sull’IRPEF. Quando poi dei partiti di sinistra si alleano sotto lo stesso slogan della “equità fiscale”, restiamo pur certi che stanno pensando all’introduzione di una bella patrimoniale, di qualche nuova tassa sulle multinazionali, sui ricchi o sulla finanza, che sortirà i disastrosi, analoghi effetti sortiti dalle politiche fiscali fatte ai tempi del Governo Monti”.
Lo scrive in una nota Renato Brunetta, deputato e responsabile economico di Forza Italia.
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