Nordio, giurista liberale, esprime da “legalitario” opinioni su Salvini, Conte, UE

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Senaldi, Direttore di Libero, intervista l’ex Magistrato Carlo Nordio sui temi caldi e controversi della politica. Un’intervista illuminante in punta di diritto. E Nordio esordisce con la presentazione di se stesso «Io mi iscrissi alla Gioventù Liberale nel 1963, anche se restituii la tessera appena entrato in magistratura. Nella mia vita ho cambiato tante idee ma non quella liberale». Chiede Senaldi: Sul tema dell’ immigrazione però è molto salviniano, come mai?
«Più che salviniano sono legalitario. Dai tempi di una legge di sinistra di vent’ anni fa, la Turco-Napolitano, i princìpi sono gli stessi: in Italia si entra con il permesso; se ne sei privo, vieni respinto alla frontiera; se sei espulso e non te ne vai, commetti un reato. Salvini ha avuto il coraggio di applicarla concretamente perché, almeno fino a Minniti, era rimasta sulla carta. Che poi Salvini si esprima in modo talvolta rude e pittoresco credo faccia parte del suo carattere. Personalmente lo preferirei più istituzionale».

Ma no, le incriminazioni a Salvini, non hanno alcun fondamento, è la risposta di Nordio ad una precisa domanda.  Ma poi alla richiestaCome possiamo difenderci dalle Ong straniere che scaricano profughi sul nostro territorio?
«Penso che si debba coniugare la solidarietà e il realismo in un modo semplice e legale, in attesa che venga modificata l’aberrazione dell’accordo di Dublino: si obblighino i migranti a depositare la domanda di asilo nelle mani del comandante delle navi delle Ong. Egli a tutti gli effetti è pubblico ufficiale dello Stato di bandiera. A quel punto, potremmo anche fare sbarcare i profughi temporaneamente da noi, salvo trasferirli subito nello Stato di primo approdo dove è stato depositato il documento, perché questo dice proprio il trattato di Dublino». I decreti Sicurezza? Una risposta « Conte e Di Maio dovrebbero rinnegare loro stessi, e per di più la misura sarebbe molto impopolare. Credo che alla fine ritoccheranno i decreti sicurezza secondo i rilievi di Mattarella, ma non intaccheranno la ratio della norma. Sarà comunque la decisione più difficile per il nuovo esecutivo». Una risposta di buon senso, ma Conte-Di Maio hanno dato prova di opportunismo fantasioso. E poi la domanda essenziale. Quali sono i limiti che si possono mettere ai flussi migratori?«I limiti legali sono quelli delle leggi esistenti, i cui principi, ripeto, sono sempre quelli della legge Turco-Napolitano. I limiti umani, e razionali, sono quelli dei numeri: quanti ne possiamo accogliere e mantenere? E delle decine di milioni di africani che premono per migliorare le loro condizioni economiche che ne facciamo? Su questi punti occorrerebbero risposte chiare». Un dubbio da chiarire: Il decreto sicurezza bis è anticostituzionale?«Nella sostanza no, ma alcune parti, come le sproporzioni delle sanzioni e l’incertezza di alcune fattispecie, potrebbero esserlo. Sono i punti evidenziati da Mattarella, e credo che saranno modificati». Riflette “Sulla sicurezza dei cittadini, soprattutto delle fasce più deboli, direi che, anche se i reati sono in calo, la percezione di insicurezza è aumentata».

Seguono domande che rieccheggiano le obiezioni di molti cittadini allo scempio della politica attuale. Ne riportiamo le più si significative per la lucidità delle risposte

Lei è magistrato inquirente di impostazione liberale: la preoccupa la saldatura dei giustizialismi di M5S e Pd per il futuro della nostra giustizia?
«Si, molto; anzi, moltissimo».

Il leader leghista voleva votare, il nuovo governo è nato solo per evitare che egli vincesse: siamo destinati a un esecutivo di legislatura o Salvini potrebbe avere un asso nella manica?
«L’asso nella manica di Salvini potrebbe essere proprio il nuovo governo. Perseguendo programmi incompatibili, avendo un alto tasso di litigiosità, e comprendendo forze assai eterogenee, l’alleanza tra M5S e Pd potrebbe fallire clamorosamente. A quel punto Salvini andrebbe al 60%, come disse il segretario democratico Zingaretti quando prospettò la necessità di votare subito».

Con l’accordo M5S-Pd è finita la fase anti-casta in Italia?
«Non ci sono caste in Italia, ci sono solo diffusi poteri interdittivi.
Nessuno può decidere nulla, ma molti possono impedire praticamente tutto, dall’apertura di un cantiere a una bocciatura scolastica».

Da storico qual è: siamo oltre il trasformismo?
«Sarebbe lungo spiegare il significato di questa parola nella nostra storia. Diciamo che Conte aveva dichiarato chiusa la sua esperienza politica, e Zingaretti aveva chiesto discontinuità anche personale. Poi si è visto. Questi non sono trasformismi, sono espedienti giuridicamente leciti per evitare elezioni politicamente necessarie».

Crede che gli elettori puniranno due partiti che si insultano da matti e poi si alleano?
«Se lavoreranno bene no. Ma dubito che possano lavorare bene insieme».

Il Pd ha detto chiaramente che non si è votato per non far vincere Salvini, il quale avrebbe portato l’Italia verso una deriva autoritaria: ma si può negare il voto per difendere la democrazia?
«Come ho detto, dal punto di vista costituzionale certo si può. In realtà Cuperlo, una delle loro menti migliori, ha ammesso in tv che una ragione determinante è stata quella di non far vincere le destre. Ripeto, perfettamente legittimo. Ma per favore, non prendeteci per cretini…»

L’allarme fascismo è un’ invenzione della stampa o della politica di sinistra?
«È una balla colossale. L’ unico fascismo è quello del nostro vigente codice penale, che, come ho detto, è firmato Mussolini».

La Ue sta cambiando perché si è accorta di aver sbagliato o per sconfiggere Salvini, Le Pen e Orbàn e gli altri?
«Una motivazione non esclude l’ altra, hanno entrambe un fondo di verità».

La politica comunitaria è di fatto influenzata pesantemente da Germania e Francia, che sono i Paesi forti della Ue: quanto è democratico questo?
«Che la Germania unita, fortissima, disciplinata e rigorosissima sarebbe stato il contraente più forte dovevamo capirlo subito. Ma anche loro cominciano ad avere i nostri problemi. Speriamo che i tedeschi, e gli altri nordeuropei, comprendano che la strategia deve mutare».

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