L’Italia è nota per avere un’evasione fiscale da record, circa 120 miliardi di euro ogni anno.
Sulla base di questo i nostri governanti giustificano l’imposizione di ulteriori imposte, allo scopo cioè di combattere il fenomeno dell’evasione fiscale che affligge tanto il nostro paese, non rendendosi conto però che maggiore è l’ammontare e la complessità del quantum tributario, maggiore sarà la tendenza ad evadere. C’è di più. La caccia all’evasore disonesto si traduce spesso e volentieri in una persecuzione di cittadini onesti, che lavorano e che pagano le tasse, causando così un profondo sentimento di rancore nei confronti dello Stato medesimo. Non solo tolgo spropositate cifre dai miei guadagni per darli allo Stato, non solo ho dei servizi pessimi, non solo pago anche per gli evasori, ma devo essere anche preso di mira, multato, perseguitato. Devo dimostrare io che ho pagato sino all’ultimo centesimo e non il contrario. Ciò produce il circolo vizioso che la cultura di sinistra non riesce a comprendere: aumento le tasse, aumenta l’evasione fiscale, aumento ancora le tasse, costringo le imprese a non produrre e trasferire le sedi all’estero. Soluzione? Aumento ancora le tasse.
Il concetto elementare secondo il quale il cittadino deve essere posto nelle migliori condizioni per realizzare sè stesso, creare benessere per sè, la propria famiglia, contribuendo anche alla ricchezza dell’erario non è nella cultura dei benpensanti radical chic della sinistra. Per costoro l’obiettivo principale è la redistribuzione della ricchezza, non la realizzazione personale, da attuarsi con folli politiche fiscali. L’ultima perla riguarda la possibilità di una tassa del 2% su chi preleva più di 1500 euro al mese. Del resto il premier Conte, intervistato da Bruno Vespa ad Atreju è stato chiaro: “Le scadenze ci impongono di partire a razzo per trovare la quadra dei conti”. Altre tasse riguarderanno addirittura le merendine e le bevande zuccherate, secondo una proposta del neo-ministro Fieramonti “per tutelare la salute, a partire dai più piccoli”. Inoltre è in programma un’ulteriore tassa sui biglietti aerei per ridurre l’inquinamento. Si arriva così a disincentivare la voglia di fare vacanze e a rendere ancor più oneroso ai lavoratori di spostarsi per motivi di lavoro. Nel frattempo i contribuenti continuano a mantenere in vita Alitalia, che dal 1974 ad oggi ha elargito di circa 10 miliardi di euro.
Studente Università Bocconi Milano
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