Stato, Stato profondo e crisi economica: dove va la locomotiva Italia?

Attualità

Ieri sera in Porta Venezia, al convegno Anpit “Italia locomotiva d’Europa” è andato in scena il dramma di un treno a cui sta venendo a mancare il vapore. Intanto chi è Anpit? Un’ associazione datoriale. Opera su tutto il territorio Nazionale e promuove la rappresentanza e la tutela degli interessi morali, giuridici, economici, previdenziali e professionali dei datori di lavoro. Ha sottoscritto con la Cisal, numerosi contratti collettivi tra i quali: commercio, turismo e pubblici esercizi, servizi ausiliari e logistica, case di cura private, facon, metalmeccanici (compresi impianti), dipendenti e soci di cooperative, il CCNL Università Telematiche ,vigilanza privata e servizi fiduciari, agenti di commercio, società ed enti di formazione, tributaristi, e marketing operativo.

Moderatore ed ospite di punta Oscar Giannino. Come sempre magistrale, soprattutto nell’affondo alla mitologia dell’evasore: un mostro senza volto ma con poteri magici incredibili. Ad esempio continuare a crescere, nonostante le entrate tributarie aumentino, il Pil stagni e l’economia soffra. Il tutto senza che chi governa si domandi mai se, magari, non ci sia un problema nel calcolo. Tema che abbiamo già affrontato su questo giornale: siamo una nazione che si umilia in pubblica e quando non trova ragioni vere per farlo, le inventa.

Tra i molti interventi segnaliamo quello del Consigliere Regionale di Forza Italia Gabriele Barucco: “Non si può trainare una nazione, come fa la Lombardia, quando una regione con: export che nel 2018 ha superato i 127 miliardi di Euro; Il PIL PRO CAPITE che dal 2014 al 2017 è aumentato del 5,1%; Il residuo fiscale di 54 MILIARDI: valore in assoluto più alto tra tutte le regioni italiane, viene considerata egoista a chiedere l’Autonomia. Non c’è egoismo nel voler amministrare bene le proprie risorse e fornire migliori servizi ai cittadini.

Per quanto poi riguarda la congiuntura economica, la spinta ambientale e le azioni correlate, il nostro paese deve procedere con saggezza e senza farsi del male. l’esempio migliore è quello dell’elettrico: la parte più pericolosa ed inquinante, la batteria, non può essere lasciata alla Cina, dove i controlli sono meno pressanti dei nostri. Se proprio vogliamo spingere in quella direzione, almeno si creino le condizioni perché il settore automotive Italiano, e penso soprattutto a quello Bresciano, possano prourre qui le batterie. Sarebbe un segno di attenzione all’ambiente, allo sviluppo ed all’economia del nostro paese.”

Molto pregevole ed approfondito anche quello del Senatore Mura, già consigliere Regionale e presidente della Commissione Speciale per i rapporti con la Lombardia

Per capire lo Stato bisogna capire chi governa davvero. Quando ero sindaco e volevo fare qualcosa, andavo dai miei tecnici e la risposta invariabilmente era: non si può. Poi nel 2008 sono stato eletto al Senato e finalmente potevo intervenire davvero sui problemi dei cittadini. Se non fosse che, ogni volta che volevo fare qualcosa, dovevo chiedere ai tecnici e la risposta era sempre la stessa: non si può fare. Questo secondo stato (stato profondo secondo la tradizione anglosassone, NdR) è il freno ad ogni riforma, l’ostacolo per ogni cambiamento. E svilire la politica non ha fatto che rafforzarlo”.

In sostanza: è inutile chiedere il cambiamento, se non si è pronti ad affrontare il vero problema che lo frena. Lo stato non vuole cambiare. Sta bene così. Sempre più grande, sempre più presente nella nostra vita, sempre più potente. Sempre più lontano dalla vita dei cittadini. Appena ce ne renderemo conto e tenteremo davvero di riportarlo sotto il nostro controllo, il vapore tornerà nella locomotiva. Ed il treno Italia potrà finalmente ripartire.

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