Riceviamo e pubblichiamo: l’odissea delle esenzioni

Milano

Cara Redazione,

La lotta alla ludopatia non può aiutarci a negare il fatto che la vita, talvolta sia una lotteria. I cui numeri, a volte, manco sono reperibili. Quella che vi voglio raccontare è la storia di mia moglie. Sua madre, povera donna, è malata di tumore. Siamo nella terra della migliore sanità Italia, ovvero una delle migliori strutture al mondo. Il che ci conforta. Quello che ci preoccupa e fa arrabbiare è il rapporto con la burocrazia. Letale, a dire poco. Anche per le cose più semplici. Come le esenzioni.

Dovrebbe essere una cosa del tutto automatica: l’Asl dovrebbe (si spera) avere tutte le carte sulla patologia del soggetto x. Il quale, direttamente o per delega, chiede gli si riconosca uno statua. Allora perché deve essere il cittadino a spostare il fascicolo? E perché rinnovare la richiesta? È sempre la Asl a sapere se sono guarito o meno. Misteri su misteri. Che diventano dolorosi quando si trasformano in oneri incomprensibili sulla pelle dei familiari dei malati. Questa è la storia di mia moglie.

Mercoledì mattina ore 8. Asl Bande Nere la gente è già in coda per il fatidico numero. Non importa l’ora di apertura o l’ora cui arriverai. Davanti a quel portone ci sarà già qualcuno. Il fatidico numerino verrà distribuito in modo centellinato a tranche di 30 dopo l’apertura degli uffici. Non è un dato irrilevante, come vedremo. E non è nemmeno una mossa particolarmente etica, visto che lascia nella più assoluta incertezza chi è in coda. Ma pare che le esigenze dell’utenza non sia esattamente il centro dell’attenzione in questi casi.

Intanto il serpentone di coda si allunga creando disagi anche ai passaggi carrabili. Immaginatela quella comunità, in silenziosa attesa di qualcosa che potrebbe non succedere mai. Anche perché, ovviamente, la coda è unica per tutte le pratiche. Quindi chi deve fare scelta/revoca medico subisce il disagio della marea di gente (ultrasessantenne perlopiù) in coda per la scadenza delle esenzioni ticket.

Prima viene fatta una coda all’esterno dell’edificio (per fortuna, almeno, il clima è clemente), poi all’interno. I numeri sono contati e si rischia di non sbrigare la pratica per la quale si è fatto minimo due ore di coda. Ma si saprà se tornare a casa solo nel corso della mattinata dopo l’ultimo numero distribuito. E questo è l’ennesimo indizio che è il cittadino a servizio dello sportello e non viceversa. Perché non distribuirli subito tutti? Perché, se sono contati, non si chiude l’ufficio quando l’ultimo cittadino è stato ascoltato?

È drammaticamente evidente che sia un trionfo di burocrazia. Che ci accompagna ogni giorno della nostra vita togliendoci tempo e vita per pratiche utili solo a giustificare il posto di lavoro dietro il vetro. Speriamo che la nostra Regione riesca a trovare soluzioni a questo problema, come prima riusciva brillantemente a fare.

Un caro saluto

Un cittadino Milanese

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