Aumenterà l’IVA? Se non dovesse succedere sarà un miracolo, visto che vanno trovati 23,5 miliardi perché non succeda. Tanto per darvi un’idea delle proporzioni: la manovra dello scorso anno doveva disinnescarne 12. La metà. Pesarono sul totale per un terzo. E sappiamo quanto fu difficile. Quest’anno, ipotizzando che alla fine la legge di bilancio sia di 30 miliardi, evitare l’aumento dell’imposta occuperà l’80% della spesa. Praticamente la manovra servirà solo a quello. Se l’anno prossimo manterremo cifre simili, il 90% della cifra sarà devoluto a quello. Per carità, non fraintendetemi, è un ottimo modo per contenere il debito: da una parte non puoi farne di nuovo, dall’altra devi ripagare il vecchio senza poter mettere mettere la polvere sotto il tappeto. Il problema è che non vedo come tutto questo sia politicamente sostenibile.
Una finanziaria da 7 miliardi te la puoi permettere il terzo anno di mandato, se non ci sono elezioni maggiori in mezzo. Non il primo con quattro regionali in sei mesi. Ma facendo due conti, di quanto siamo fuori? Non di moltissimo, secondo i conti di Repubblica mancano 3,5 miliardi. Qui vorrei attirare la vostra su un dettaglio. Ogni anno spendiamo qualcosa che si aggira tra gli 800 ed i 900 miliardi. Ed il problema sono 3,5 miliardi. Sembra il classico problema di trovare il posto per la mentina dopo il pranzo di Natale (se state pensando ai Monty Python non è colpa mia). Eppure rischia di far saltare tutto. La cosa buffa è che sono tutti concentrati su quell’ultimo spazietto per domandarsi se, dopotutto, non sia il caso di mettere a dieta il leviatano. Figuriamoci.
Comunque anche quest’anno renderemo omaggio al genio Italico: 7 miliardi, circa un quarto della manovra verranno dalle privatizzazioni. L’anno scorso dovevano essere 18. Abbiamo deciso di nazionalizzare Alitalia. Nel 2020 si parlerà di nazionalizzare Autostrade. Come sempre la situazione è grave ma non è seria. In sostanza, si chiede all’Europa di farsi passare per fessa e credere che, girandosi dall’altra parte, non succederà nulla di grave. E tutto con una recessione globale dietro l’angolo. Ovvero con un momento in cui, il primo bersaglio delle vendite, sarà il nostro debito sovrano. Non che ci si possa fare nulla, dopotutto, la dinamica è quella. Certo che evitare idiozie tipo il salario minimo aiuterebbe, ma prevedere che entri in vigore a Giugno consente di sperare che il banco salti prima.
Infine un ultimo appunto su questa manovra: la misura bandiera, quella su cui costruiranno la comunicazione. Gli asili nido. Costo 200 milioni. Poteva farla pure il comune di Milano. Capisco fare di necessità virtù, capisco tutto, ma questa è la bandiera di un paese che ha rinunciato a sperare di uscire dal tunnel della depressione. Politica, prima che economica. Umana, prima che politica. Siamo seduti sulle rovine e stiamo pensando a quanto ci costerà fare una baracca vicina, perché di ristrutturare non se ne parla ormai più. La differenza tra i due maggiori schieramenti è solo se coltivare cannabis bio in giardino o mettere il filo spinato sul confine. I pochi liberali che parlano ancora di far tornare l’Italia grande vengono guardati come pazzi. Da entrambi.
Buona apocalisse, cari lettori. E l’ultimo, come sempre, spenga la luce. Sennò Greta si adonta.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,