A me una Milano arlecchino, non piace, ma è una mia personalissima opinione da cui dissentire se i cambiamenti più o meno colorati danno vivacità o illusioni. A me piace quella Milano che s’allunga nelle ombre della sera con un abbraccio di nebbia e si dissolve in una notte piena di promesse. A Quarto Oggiaro hanno inaugurato con voci enfatiche una Piazza, piazza Conciliazione, esempio tipico di Urbanistica tattica, che poi significa sovrapporre un progetto-idea all’esistente, senza strategia, memoria dell’identità del luogo, spesso ignorando le ripercussioni sulla viabilità. Eppure ci sono angoli, alberi che sanno parlare di emozioni, sono punti di riferimento, sono richiami di una memoria infantile. Tavoli da ping pong, orti, scambio libri, pavimentazione colorata, panchine, il nuovo piazzale della Cooperazione. E in Accursio «area cani» innovativa contro lo spreco d’acqua. Chi andrà a giocare a ping pong sarà un eroe da guardare con rispetto. Le panchine dopo pochi mesi saranno uno scempio come quelle a Porta Genova? Viste dall’alto le nove piazze con pavimentazione colorata bruceranno quel sapore un po’ austero di una città che non alza la voce, che odia il pacchiano, che sussurra un sorriso. L’arlecchinata delle piazze colorate stravolge l’anima composta di Milano, ignora il colpo di creatività di un design, presenta soluzioni che vanno curate, ma la manutenzione non è nella prassi operativa di questa Giunta. L’elenco dei disservizi, delle proteste dei residenti, delle ricadute sul commercio fanno parte di un altro elenco più pragmatico.
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Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano